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Lavoro, nel periodo 2009 – 2016 si è ridotta la "forbice retributiva"

L’analisi delle retribuzioni orarie nel periodo 2009 – 2016 evidenzia una riduzione della forbice tra le più basse e quelle più elevate.

L’analisi delle retribuzioni orarie nel periodo 2009 – 2016 evidenzia una riduzione della forbice tra le più basse e quelle più elevate Foto: USP

Se si analizza lo sviluppo delle retribuzioni orarie negli ultimi 8 anni riferito a determinate categorie di professioni si constata che, contrariamente all’opinione comune, la differenza tra la fascia bassa e quella alta non è aumentata e che quindi si è verificata una riduzione della cosiddetta “forbice retributiva”. E' questo uno degli elementi che emerge in uno studio realizzazo dall'Osservatorio del mercato del lavoro.

Nel periodo immediatamente successivo alla crisi economica del 2008 proprio le categorie salariali collocate nella parte più bassa delle retribuzioni hanno potuto, in parte, salvaguardare il loro potere d’acquisto, in particolare negli anni 2014 – 2016. Diversa la situazione per le classi salariali più elevate che hanno dovuto registrare delle reali perdite del loro potere d’acquisto.

Queste categorie hanno dovuto pagare, proporzionalmente, un prezzo più elevato alla crisi. Naturalmente le professioni meglio retribuite avevano un livello di partenza più elevato e quindi un maggiore reddito derivante da lavoro dipendente. Per quanto riguarda la loro situazione personale queste categorie hanno registrato il minor sviluppo salariale e, a causa dell’inflazione, hanno dovuto accettare i maggiori tagli del laro potere d’acquisto.

In cifre i lavoratori con una retribuzione più bassa nel periodo in oggetto hanno visto aumentare le loro entrare di poco meno del 15%, mentre i lavoratori dipendenti meglio pagati hanno registrato un aumento del 9%. Un caso particolare è rappresentato dai dipendenti pubblici per i quali vi è stato per alcuni anni un vero e proprio blocco della dinamica retributiva. Queste categorie hanno quindi avuto uno sviluppo salariale poco superiore del 3% rispetto alle altre. Queste cifre si riferiscono sempre ad un confronto alla stessa professione ed alla stessa età, poiché queste due variabili esercitano un’influenza importante sulla retribuzione personale. Queste influenze sono state neutralizzate per realizzare questa analisi.

Nel corso di questi anni di crisi la Provincia, per andare incontro alle esigenze dei lavoratori, e, per quanto possibile, tutelare il loro potere d’acquisto, ha operato sulla soprattassa regionale IRPEF. Questa è aumentata dallo 0,9% della retribuzione lorda, che devono pagare tutti indistintamente, ad un tasso un po’ superiore dell’1,23%, che comunque si riferisce solo ad una parte della retribuzione lorda, superiore a 28.000 euro. Inoltre l’imposta sui redditi del 2016 così calcolata è stata ridotta di ulteriori 252 euro per ogni figlio a carico. Di conseguenza la soprattassa regionale per i dipendenti a tempo parziale, per lo più lavoratrici con figli, è stata portata a zero, così come per gli operai a tempo pieno, che spesso hanno figli ed hanno un reddito che non raggiunge i 28.000 euro.

La soprattassa regionale per i lavoratori dipendenti con qualifica impiegatizia a tempo pieno, anche questi con figli a carico, può essere quindi stimata in media allo 0,3% del reddito lordo.

Ciò significa che, grazie alle misure poste in atto dalla Provincia, ai lavoratori dipendenti si è potuta “restituire” una parte delle tasse sul reddito lordo. La media della soprattassa regionale, calcolata su tutti i lavoratori dipendenti, che nel 2006 era attestata allo 0,90%, nel 2016 è stata abbassata a circa lo 0,15%, tenendo conto comunque del fatto che per molti occupati, come detto, la soprattassa nel frattempo ammonta allo 0%.

 

FG

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