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Mercato del lavoro news: Il lavoro a chiamata dopo la “Riforma Fornero”

Il nuovo numero del bollettino “Mercato del lavoro news”, pubblicato a cura dell’Osservatorio del mercato del lavoro è incentrato sul tela “Il lavoro a chiamata dopo la “Riforma Fornero” del 2012” e pone in evidenza le ripercussioni della riforma sui lavoratori che erano occupati esclusivamente “a chiamata”.

Nel luglio del 2012 il lavoro a chiamata - denominato anche "job on call" - ha raggiunto con 9.224 unità il suo picco massimo in assoluto. Per 5.127 persone (56%) il lavoro a chiamata è stata l'unica occupazione. Le rimanenti 4.097 persone (44%) intrattenevano contemporaneamente anche un altro rapporto di lavoro, erano lavoratori autonomi o percepivano una pensione. Il lavoro a chiamata è stato oggetto di continue modifiche di legge sin dalla sua introduzione.

Gli effetti maggiori si sono avuti con la Riforma Fornero, entrata in vigore il 18 luglio 2012. La quantità di contratti è diminuita in un anno di oltre 4.000 unità (-47%) e le nuove stipule sono diminuite ancora più sensibilmente (-68%).

"Con la Riforma Fornero" afferma l'assessora provinciale al lavoro, Martha Stocker, "si è avuta una trasformazione di un numero maggiore di contratti a chiamata in contratti di lavoro con condizioni migliori presso lo stesso datore di lavoro. Cosa questa senz'altro positiva in un periodo di crisi occupazionale".

"Un anno dopo la Riforma Fornero - ovvero nel luglio del 2013 - il 30% (1 537) delle persone con contratto a chiamata senza ulteriore reddito da lavoro" sottolinea il direttore della Ripartizione lavoro, Helmuth Sinn "ha trovato un'altra occupazione più stabile; 668 e quindi circa il 44% presso lo stesso datore di lavoro, tre quarti di essi con un contratto a tempo determinato e per lo più part-time".

Nel luglio del 2015, e quindi tre anni dopo la Riforma Fornero, complessivamente 1.944 (37,9%) delle 5.127 persone hanno una situazione occupazionale diversa dal lavoro a chiamata: 48% sono occupati a tempo indeterminato e 52% a tempo determinato.

I lavoratori di età compresa tra i 15 e i 24 anni a livello di passaggio a un'altra forma occupazionale presentano valori analoghi a quelli delle persone tra i 25 e i 55 anni di età. I più anziani invece dimostrano valori decisamente più bassi.

 

FG