News

Mercato del lavoro news: "Jobs Act: un secondo bilancio intermedio"

Il nuovo numero del bollettino “Mercato del lavoro news” è incentrato sul tema “Jobs Act: un secondo bilancio intermedio“

Il primo resoconto sugli effetti del Jobs Act sulle statistiche dell'occupazione ha evidenziato soprattutto un importante travaso dal lavoro a tempo determinato a quello a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Tale fenomeno è stato stimolato dalla cosiddetta "decontribuzione", riservata ai lavoratori che nei sei mesi precedenti l'assunzione o la trasformazione non avevano avuto alcun rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Durante il 2015 sono stati firmati 8.650 contratti a tempo indeterminato in più. Un incremento del 60% rispetto al 2014.

Durante il 2015 le imprese private hanno assunto 14.000 lavoratori a tempo indeterminato; per altri 8.400 mila lavoratori il contratto a tempo determinato è stato trasformato in uno a tempo indeterminato. Rispetto all'anno precedente sono stati firmati 8.650 contratti a tempo indeterminato in più. Si tratta di un incremento riconducibile completamente alla decontribuzione prevista dalla Legge di Stabilità 2015. 

Questo incremento si è verificato per un terzo (+2.700) durante il solo mese di dicembre. Dicembre era infatti l'ultimo mese utile per beneficiare della decontribuzione completa (invece che solo del 40% per le assunzioni e trasformazioni effettuate dal seguente gennaio in poi), con un limite massimo di 8.060 Euro annui (invece che di 3.250) e per complessivi 36 mesi (invece che soli 24 mesi).

Seguendo i nuovi contratti attivati tra gennaio e maggio durante i loro primi 11 mesi di validità, si osserva che nei settori con maggiore componente stagionale (quello turistico in primo luogo ma anche nell'edilizia e nel commercio) i contratti a tempo indeterminato iniziati nel 2015 risultano più stabili di quelli del 2014.

Questo per quanto riguarda i contratti con lavoratori in possesso dei principali requisiti per beneficiare dell'esonero contributivo. Contemporaneamente si nota una minore "sopravvivenza" dei contratti a tempo determinato, soprattutto tra coloro che quasi sicuramente non avevano i requisiti necessari per la decontribuzione.

Osservando l'andamento occupazionale dei primi 11 mesi successivi all'assunzione o trasformazione, senza però distinguere tra forme contrattuali e tra la presenza o meno di contratti a tempo indeterminato nei sei mesi precedenti, non si nota più alcuna differenza rispetto ai contratti iniziati durante gli stessi mesi del 2014.

“Questo dato fa pensare” secondo Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro “che i posti più stabili, quelli oggettivamente idonei a contratti di più lunga durata e che malgrado ciò in passato venivano ricoperti ricorrendo a contratti a tempo determinato, siano andati a lavoratori con i requisiti necessari per la decontribuzione, mentre agli altri lavoratori siano stati lasciati i posti meno stabili. Questo senza che si siano incrementati i posti di lavoro con maggiore stabilità“.

 

FG