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Tirocini estivi: meno ragazzi, ma la qualità rimane elevata

Pubblicato il nuovo numero di "Mercato del lavoro news" dedicato ai tirocini estivi. 95 tirocinanti su 100 sono soddisfatti dell'esperienza, dato più elevato rispetto alle indagini precedenti.

Numeri in calo ma qualità elevata per i praticantati estivi in Alto Adige (Foto: unsplash.com)

Nell'estate del 2020 il numero dei tirocinanti e delle aziende ospitanti è diminuito, ma il grado di soddisfazione dei protagonisti non ha sofferto. Al contrario, alcuni valori sono addirittura migliori rispetto agli anni precedenti. Questo il giudizio espresso dagli stessi tirocinanti e contenuto nell'ultima indagine pubblicata su "Mercato del lavoro news", pubblicazione dell'Osservatorio provinciale mercato del lavoro per la realizzazione della quale sono stati elaborati i dati di circa 2.600 questionari.

Due terzi dei tirocinanti estivi molto soddisfatti

95 tirocinanti su 100 sono molto o abbastanza soddisfatti della loro esperienza di tirocinio estivo, dato significativamente più elevato rispetto alle indagini per il 2011 e il 2014. Anche la percentuale di persone soddisfatte del compenso finanziario è elevata: oltre il 56% dei tirocinanti è soddisfatto e il 28% è abbastanza soddisfatto. Si tratta del più alto livello di gradimento dal 2011. Il fatto che l’esperienza di tirocinio estivo venga percepita come importante è dimostrato anche dal fatto che quasi 9 su 10 tirocinanti svolgerebbero un altro periodo di tirocinio estivo: un terzo di loro lo farebbe in un'altra azienda o in un altro settore.

Il tirocinio estivo come esperienza di apprendimento

Quasi tre quarti dei tirocinanti che hanno preso parte all'indagine (73%) dichiarano di essere stati formati regolarmente. I primi in classifica sono le imprese artigiane, dove l'83% degli intervistati ha seguito una formazione regolare. Sono assai diffuse forme di apprendimento a basso livello di accessibilità: il 90% lavora "vicino a colleghi"; il 93% ammette di aver avuto in azienda "una persona di riferimento". Più di una persona su due ha lavorato in un "nuovo settore produttivo" e nove intervistati su dieci dichiarano di "aver imparato qualcosa di nuovo". Nel complesso, oltre il 90% dei tirocinanti estivi considera la formazione – regolare o meno - buona o addirittura molto buona, solo 9 su 100 dichiarano di non aver ricevuto alcuna formazione o di considerarla scarsa.

Per quale motivo giovani scelgono di svolgere un tirocinio?

Quasi la metà (46%) degli intervistati dice di voler fare un tirocinio per andare a lavorare e guadagnare qualcosa, il 39% vuole conoscere il mondo del lavoro e il 16% vuole ancora imparare qualcosa di nuovo nella professione che interessa maggiormente. Si possono osservare interessanti differenze per settore. Soprattutto nell'industria, nell'artigianato e nel cosiddetto "altro settore" (case di cura, uffici per liberi professionisti, ecc.) domina il desiderio di pratica lavorativa ed ampliamento delle conoscenze, nel commercio e soprattutto nel turismo i giovani rispondenti indicano un più forte desiderio di colmare i mesi estivi con il lavoro e il guadagno.

Più consulenza per rafforzare i tirocini

Stefan Luther, direttore della Ripartizione lavoro, è soddisfatto, ma vede la necessità di agire. "I tirocini estivi in Alto Adige per i giovani - spiega - sono senza dubbio una storia di successo. Lo strumento è ampiamente utilizzato, ora è il momento di affinarne il profilo. I periodi di pratica hanno uno scopo di formazione e orientamento e la qualità di un tirocinio è indissolubilmente legata al suo carattere formativo. In quest'ambito, intensificheremo la consulenza ai tirocinanti e alle aziende." Luther attribuisce i buoni dati complessivi per il 2020 al fatto che, in vista della crisi, sia le aziende che gli stagisti hanno ovviamente fatto una scelta molto consapevole e hanno optato per questo tipo di strumento.

La crisi del coronavirus dal punto di vista dei tirocinanti estivi

I dati mostrano chiaramente gli effetti della crisi della pandemia da Covid-19 sui giovani. Essa scatena sia le paure che la necessità di un riorientamento. Per evitare la cosiddetta "Generazione-Corona", è necessaria la collaborazione di molti attori: scuole, centri di formazione e - come dimostra l'indagine - anche le aziende, possono dare il loro contributo. Secondo l’assessore Philipp Achammer "nel sondaggio, i giovani chiedono di avere voce in capitolo sulle questioni che li riguardano ed è ciò che mi rende molto ottimista, nonostante alcuni commenti critici".

ASP/fg

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