Beni culturali in Alto Adige

Rete Civica dell’Alto Adige - Il portale della Pubblica Amministrazione

Omaggio a EZRA POUND

Sabbia, sassolini, legnetti, cocci di vetro e detriti vari entro cornice in ferro. Sulla lastra di fondo una poesia di Ezra Pound stampata:

"ALBA /
As cool as the pale wet leaves of lily-of-the-valley /
She lay beside me in the dawn".

Denominazione oggetto:
assemblage
Numero d'inventario:
ANS1519
Autore:
Bruno, Giovanni
Collezione:
Archivio di Nuova Scrittura, Collezione Museion
Data:
1989
Materiale:
pietra, vetro, legno, sabbia, ferro
Tecnica:
stampato
Istituzione:
Fondazione MUSEION. Museo d'arte moderna e contemporanea Bolzano
Dimensioni:
cornice altezza 66 cm, cornice larghezza 45.5 cm, cornice profondità 3 cm
Note storico-critiche:
"Terminata l'Accademia nel 1984, Giovanni Bruno pratica per due o tre anni la scenografia per poi dedicarsi interamente, a partire dal 1987, all'arte. In questa prima fase la sua attenzione si rivolge alla vita famigliare. Bruno vive a Busalla, una cittadina nell'entroterra genovese e la sua è un abitazione di tipo contadino. In cucina c'è ancora la stufa 'economica' che funziona a legna. Il padre è fabbro.
La cenere e la carbonella della stufa, la farina, il cemento bianco: per questi materiali Bruno comincia a usare cornici di ferro che fabbrica con il padre. La cenere è ciò che rimane di ciò che è bruciato, così pure i rammenti di legno combusti, la carbonella; l'artista ne è attratto per il colore e per la matericità, ma soprattutto per la loro alta simbologia. Li raccoglie, come in un ostensorio, in teche di ferro dai fondi oro, o neri o bianchi a seconda del caso. Sicuramente usa la farina per la sua bianchezza, come userà subito dopo il cemento bianco, ma l'uso della farina non è anche un inconscio omaggio al lavoro quotidiano della madre e il cemento a quello del padre?
Nei lavori con le farine ed i carboni, Bruno aveva utilizzato delle poesie inscritte sul fondo bianco della teca. Non gli interessava molto un testo specifico, quanto invece di più il fatto in sé che fosse una poesia. Il testo era da vedere, il lettore doveva mettersi nella dimensione di ‘quella è una poesia’ e sapendo ciò aggiungere questo senso al senso dell’opera, creando così nel lettore una dimensione spaesante di un senso diverso dalla semplice somma dei due sensi primitivi."
(Ugo Carrega: 'Appunti sul lavoro di Giovanni Bruno' in: 'Giovanni Bruno: il ricordo mistico dell'esistenza', a cura di Pierre Restany, Mazzotta, Milano 1992)

 

Oggetti selezionati

Nessun oggetto selezionato...