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Fuga in Egitto

Scultura in legno di pino cembro intagliata a mano.
In primo piano Giuseppe e Maria seduti sull'asino. Maria tiene Gesù neonato nel braccio sinistro, mentre la sua mano destra poggia sulla spalla di Giuseppe.
Sullo sfondo un albero ed un colle, sul quale pascolano alcune pecore mentre il pastore si riposa.

Denominazione oggetto:
scultura
Numero d'inventario:
00474
Autore:
Pitscheider, Albino
Collezione:
Nachlass Albino Pitscheider
Data:
1958
Materiale:
cembro
Tecnica:
intagliato
Istituzione:
Museum Gherdëina
Dimensioni:
altezza 15.5 cm, larghezza 14 cm, profondità 7.5 cm
Note storico-critiche:
Fuga in Egitto

La storia biblica lega l'episodio di Giuseppe, Maria e Gesù Bambino in fuga verso l'Egitto alla decisione di Erode il Grande di uccidere tutti i bambini tra Betlemme e dintorni al di sotto dei due anni, nel timore che quanto predetto, ovvero che un fanciullo sarebbe divenuto “re dei Giudei”, avrebbe visto Erode defraudato del trono e del potere.
Incombe sulla Sacra Famiglia l'angoscia di doversi sempre nascondere e la paura che la cupidigia di un despota spazzi via le loro vite. Senza perdere tempo, Giuseppe fa salire in groppa all'asino sua moglie e suo figlio, mentre lui conduce l'animale per la cavezza, per guidarlo e spronarlo ad andare più in fretta possibile. La destinazione è una terra vicina, l'Egitto, dove sperano di trovare la pace e la libertà, almeno finché la Palestina non torni di nuovo un luogo sicuro.

Nel 1958, Albino Pitscheider realizza questo piccolo gruppo scultoreo, cambiando leggermente l'iconografia: Giuseppe monta l'asino e a lui si aggrappa Maria mentre teneramente regge Gesù in braccio. L'asino fatica ed arranca, come ci lascia immaginare il collo ricurvo verso il basso per il peso e il lungo viaggio; Giuseppe si volta guardingo nel timore che li stiano inseguendo.
L'artista gardenese rende bene il sentimento di trepidazione e pericolo, perché senza perdersi in troppi dettagli concentra l'attenzione sui protagonisti e tratta il legno di cirmolo con sgorbiature forti e larghe, pensando più per semplici volumi che per linee precise.

Il racconto della salvezza attraverso la fuga è oggi cronaca quotidiana; sentiamo continuamente le traversie, i dolori, le morti e gli sfruttamenti sopportati da maree di disperati che dai paesi in guerra o in estrema povertà tentano di scappare e trovare rifugio nel libero e ricco Occidente. Li designa un nuovo termine, “migranti”, perché dopo una travagliata partenza inizia per questi un peregrinare inumano, alla ricerca di un paese che li accolga e non li respinga, come purtroppo accade sempre più spesso, laddove la paura alberga sovrana.

(Danila Serafini)

 

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