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Centenario della grande guerra, cerimonia dell'Euregio a Cracovia

"Mai più guerre". Questo lo slogan della manifestazione organizzata a Cracovia nell'ambito delle celebrazioni sui 100 anni dallo scoppio del primo conflitto mondiale organizzate dall'Euregio. Oltre alle centinaia di ragazzi del treno della memoria, erano presenti in Polonia i tre presidenti di Alto Adige, Trentino e Tirolo.

La piazza principale di Cracovia affollata di autorità e studenti durante la cerimonia per i 100 anni della grande guerra

"La nostra presenza in questi luoghi - ha commentato Arno Kompatscher - nei quali migliaia di soldati cento anni fa persero la vita, rappresenta un segnale. Un segnale che il loro ricordo è ancora vivo nella memoria delle nuove generazioni, ma soprattutto un segnale e un messaggio di pace rivolto al futuro". Durante la cerimonia, svoltasi nella piazza principale della città polacca di Cracovia, il presidente della Provincia di Bolzano si è rivolto ai ragazzi provenienti dalle tre regioni dell'Euregio sottolineando che "voi siete dei messaggeri di pace per tutte i conflitti che ancora ci sono nel mondo: dalla Siria all'Iraq, dall'Afghanistan alla Libia".

Quest'anno il treno della memoria, nell'ambito delle celebrazioni del centenario della prima guerra mondiale, ha portato 400 giovani di Alto Adige, Trentino e Tirolo nell'Europa dell'est, e in particolare nella regione della Galizia, dove sono stati raggiunti anche dal presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. "Voi siete il nostro futuro - ha spiegato Rossi rivolgendosi ai ragazzi - impegnatevi affinchè il mondo possa cambiare in meglio". Sulla stessa lunghezza d'onda si è espresso anche il presidente tirolese Günther Platter, il quale ha aggiunto che "coloro che hanno partecipato a questo viaggio nei luoghi della memoria contribuiscono a rendere l'Europa un continente di pace".

Tornando indietro nel tempo, i tre presidenti delle regioni del GECT hanno ricordato come la situazione 100 anni fa fosse decisamente diversa: 45mila soldati del Tirolo storico partirono per la guerra, 12mila non fecero ritorno a casa, e altri 18mila rimasero invalidi o furono fatti prigionieri e spediti nelle prigioni russe in Siberia, da dove rientrarono anni più tardi. "Se l'Europa è riuscita a ricostruire la pace - hanno concluso Kompatscher, Rossi e Platter - lo deve soprattutto alla volontà di superare i confini e di consolidare la convivenza e il benessere: gli stessi obiettivi che si pone l'Euregio". Per maggiori dettagli www.euroregione.info/galizia.

mb

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