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Merano, nuovi scavi archeologici svelano la storia dell´ex convento delle Clarisse.

Nel corso di una conferenza stampa il Sovrintendente provinciale ai Beni culturali Helmut Stampfer ha illustrato oggi insieme ai funzionari della Ripartizione, gli archeologi Lorenzo Dal Ri e Martin Laimer, e al presidente della Banca popolare Zeno Giacomuzzi, le nuove scoperte emerse dagli scavi archeologici effettuati in quella che oggi é la sede meranese della Popolare, e mostrato i preziosi reperti venuti alla luce, tra cui preziosi affreschi e monete d´oro del Cinquecento.

Il tavolo dei relatori durante la conferenza stampa. (Foto A. Pertl)
Il convento delle Clarisse di Merano é stato fondato nel 1309 dall´arciduchessa Eufemia; chiuso nel 1782, é stato venduto e frazionato. La chiesa é divenuta una casa, e dal 1923 ha ospitato la cosiddetta "Spar- und Vorschusskasse", primo nucleo della Banca Popolare. E´stato proprio nel corso di recenti lavori al pavimento della filiale meranese dell´istituto di credito che sono emersi resti archeologici. Subito allertata dagli stessi rappresentanti della banca, la Sovrintendenza ai Beni culturali della Provincia é intervenuta e ha portato alla luce storie (la chiesa originaria aderiva tra l´altro ad una costruzione del Duecento) e reperti (affreschi, tombe e monete d´oro) di enorme importanza, che hanno letteralmente "ridisegnato" la storia del manufatto.

La vicenda é stata illustrata stamattina in una conferenza stampa dal Sovrintendente ai Beni archeologici della Provincia Helmut Stampfer, coadivuvato dagli archeologi della Ripartizione Lorenzo Dal Ri e Martin Laimer, e dal presidente della Banca popolare Zeno Giacomuzzi, accompagnato dal direttore della filiale meranese Psenner, presenti anche il proprietario dell´impresa che ha eseguito gli scavi, Gianni Rizzi e il direttore dei lavori, ingegner Pichler. I lavori all´ex convento delle Clarisse, che appartiene alla cittá di Merano da 5 secoli, si dovrebbero concludere la settimana prossima.

In apertura il Sovrintendente Stampfer si é detto "molto soddisfatto" della buona collaborazione che ha portato alla riuscita dell´impresa. "Non é cosa di tutti i giorni - ha detto - una cooperazione tanto ottimale tra ente pubblico e privati". Stampfer ha ringraziato il presidente della Banca popolare Zeno Giacomuzzi, il quale si é detto a sua volta "ben lieto che il suo istituto abbia contribuito a portare alla luce reperti che passeranno alla storia cittadina". La Banca Popolare non é nuova ad esperienze del genere. Ha restaurato i resti romani ritrovati a Palazzo Lodron a Trento, locale sede della Banca; tre anni sono durati i relativi lavori di restauro.

Ma torniamo a Merano. Le scoperte che hanno interessato quello che un tempo fu il chiostro delle Clarisse sono di vario ordine. Si puó parlare innanzitutto, come ha spiegato oggi l´archeologo della Sovrintendenza Lorenzo Dal Ri parlando della cosiddetta "analisi strutturale", di una nuova mappatura storica, di "nuove acquisizioni su pianta che riportano a preesistenze alla chiesa, di un edificio (forse una casa-torre) e ad un ulteriore prolungamento con fossato relativo ad una camera-ossario".

Dunque i muri principali della vecchia chiesa (l´attuale area-sportelli della banca) risalgono alla prima fase della fondazione, agli inizi del Trecento;ma la chiesa si attacca ad una costruzione precedente, realizzata nel Duecento, inserita dopo il 1309 nel chiostro. Molto probabilmente anche la galleria superiore, cioé il coro delle monache, ancora visibile nell´area-sportelli, risale alla fondazione, nel primo Trecento. Le volte stesse dovrebbero essere state inserite verso il 1400 insieme alle pitture murali. In una terza fase, all´inizio del Cinquecento, é stata voltata l´intera chiesa. Sono stati ritrovati parecchi costoloni in pietra arenaria. A questa fase risale anche la costruzione dell´abaco superiore, che probabilmente ne sostituisce uno precedente, pregotico.

Ma veniamo al secondo ordine di scoperte. Durante i lavori (che hanno asportato parecchi interventi di una prima ristrutturazione compiuta negli anni Venti da Cassian Dapoz, e settanta del secolo scorso) sono state portate alla luce, come ha sottolineato l´archeologo della Sovrintendenza Martin Laimer, pitture murali di pregio: affreschi sul muro est della chiesa (la parete d´altare) raffiguranti due episcopi, e altri affreschi sulla parte nord del presbiterio. Il tutto non compromesso dai restauri precedenti.
Sono state liberate inoltre le semicolonne in pietra arenaria che, quando i lavori saranno terminati, si potranno ammirare nella banca insieme ai ritrovati affreschi.

Ma soprattutto si potrá prendere visione delle monete d´oro che sono state ritrovate, come ha ricordato il Sovrintendente Stampfer, sotto il pavimento della ex-chiesa. Monete risalenti a diversi momenti del Sedicesimo secolo (una é del Tredicesimo) provenienti da varie cittá d´Italia, a testimoniare che la cittá "si trovava - ha detto l´archeologo Dal Ri- su una importante via commerciale e che i flussi di denaro erano all´epoca consistenti".

Il Presidente dell´Istituto, Zeno Giacomuzzi, ha tracciato una breve storia dell´istituto, le cui parti si sono fuse nel 1992 nella Banca Popolare Alto Adige, banca cooperativa che estende la sua attivitá fino al Bellunese e al Trentino. Ha ricordato inoltre che la filiale di Merano é tra quelle dell´Alto Adige (le altre due sono a Bolzano e Bressanone) quella di piú lunga tradizione.
Proprio dall´essere cosí fortemente legati al territorio, ha detto Giacomuzzi, é venuta la spinta a collaborare attivamente per una efficace messa in luce dei reperti emersi durante i lavori di ristrutturazione della filiale della banca. Reperti che, ha aggiunto Giacomuzzi, "passeranno alla storia di Merano oltre che a quella della banca". Il presidente ha lanciato l´idea di una esposizione delle monete proprio all´interno dell´istituto, a testimonianza di una tradizione commerciale che data da lunga pezza (nel 1467 a Merano funzionava la zecca del tallero, "antenato", si dice, del dollaro). Il Sovrintendente Stampfer ha detto che sará la Giunta provinciale a decidere se le monete debbano o meno venir esposte nel relativo Museo provinciale.

em

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