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Presentati dati sulla situazione occupazionale delle donne nelle grandi imprese altoatesine 2010/2011

Dei 34.095 addetti occupati e dichiarati da 134 grandi aziende altoatesine al 31 dicembre 2011, 11.431 sono donne (ovvero il 33,5 per cento ), delle quali il 27 per cento lavora part-time ed il 17,7 per cento con un contratto a tempo determinato; emerge una chiara "segregazione orizzontale", ovvero una concentrazione delle lavoratrici in settori precisi ed anche una loro "segregazione verticale", ovvero scarsa rappresentanza in posizioni direttive ed apicali, nonché un differenziale salariale.

Presentati dati sulla situazione ocuupazionale delle donne nelle grandi imprese altoatesine 2010/2011 (Foto: USP/A.Pertl)

I dati sono stati presentati questa mattina, giovedì 13 giugno 2013, a Bolzano dall'assessore provinciale al lavoro ed alle pari opportunità, Roberto Bizzo, assieme alla Consigliera di parità Simone Wasserer. Si tratta degli esiti di uno studio sulla situazione occupazionale delle donne nelle grandi aziende dell'Alto Adige mappata in uno studio eseguito a cura dell'Istituto per la promozione dei lavoratori (AFI-IPL) coi dati tramessi dalle aziende stesse secondo le disposizioni normative (Codice per le pari opportunità, art. 46) ogni due anni alla Consigliera di parità. Nel 2012 era stato presentato il primo Rapporto, ora i dati sono stati aggiornati al biennio 2010/2011. Se per il periodo 2008/2009 il totale delle aziende era di 119 (delle quali il 53,5 per cento fino a 150 addetti, il 18,4 per cento da 150 a 199 addetti ed il 28,1 per cento con oltre 200 addetti), la situazione riferita al periodo 2010/2011 è di 134 aziende (di cui il 48,5 per cento fino a 150 addetti, il 20,9 per cento fra 150 e 199 addetti, ed il 30,6 per cento con oltre 200 addetti).
Secondo l'assessore provinciale Roberto Bizzo è importante sottolineare tre aspetti. Per giungere alla conciliabilità lavoro/famiglia è opportuno giungere a d una sostanziale modifica a costo zero dei meccanismi culturali e giungere ad una cura condivisa dei figli e dei genitori anziani. Un altro aspetto rilevante in favore della conciliazione sono le politiche di conciliazione, fra queste ha citato il Patto per il lavoro, l'introduzione di maggiore flessibilità nelle strutture per l'infanzia, e la riduzione del differenziale salariale fra uomo e donna, nonché l'audit di conciliazione con sostegni maggiorati per le aziende che pongono in essere misure di conciliazione. Nella legge finanziaria 2012 - a seguito proprio dello studio dell'anno scorso, come ha ricordato Bizzo, sono stati introdotti dei voucher per la conciliazione tra famiglia e lavoro per i quali si attende una risposta da Bruxelles."

Lo studio è stato elaborato da Silvia Vogliotti che ne ha citato alcuni. Per quanto attiene la "segregazione orizzontale": le donne sono concentrate nel settore formativo (66,4 per cento), nella sanità e nell'assistenza sociale privata (60,9 per cento), nel settore alberghiero e della ristorazione (54,3 per cento), mentre lavorano in percentuale inferiore nel settore della lavorazione dei metalli (14,7 per cento) ed in quello edilizio (9,9 per cento). In riferimento alla "segregazione verticale", nelle posizioni direttive si trovano il 6,2 per cento di donne, fra i quadri il 18 per cento; in nessun settore la percentuale di donne in posizioni apicali si avvicina a quella degli uomini (solo nel settore energetico a fronte di una presenza femminile complessiva del 16,8 per cento vi sono il 10 per cento di donne dirigenti ed il 14,8 di quadri donne).
Un altro dato, solo il 75 per cento delle donne ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato (egli uomini l'81 per cento). Risulta così che ha un contratto a termine il 17,7 per cento delle donne ed il 9,6 per cento degli uomini. Part-time lavorano il 27 per cento delle donne occupate (soprattutto fra le categorie impiegatizie ed operaie). Come ha tenuto a sottolineare Vogliotti, il part-time NON può essere l'unica soluzione alla conciliazione, da un lato  perché perpetua il modello tradizionale di divisione dei ruoli nella famiglia, dall'altro perché ha forti ripercussioni economiche nelle tasche delle donne: incide pesantemente sulle carriere delle donne e sui redditi attuali e soprattutto sulle future pensioni femminili.

Anche l'aspettativa è tipicamente femminile: le donne rappresentano il 64,4 per cento delle persone in aspettativa ed il 98,5 per cento delle persone in maternità/paternità. Risulta così che solo l'1,5 per cento delle aspettative per maternità/paternità è presa dai padri.

Il differenziale retributivo tra uomo e donna risulta mediamente del 28,1 per cento (riferito ai lavoratori a tempo pieno). Esso si attesta al 33 per cento fra gli impiegati, al 25 per cento fra gli operai, al 15 per cento fra i quadri ed al 21 per cento fra i dirigenti.

Per la Consigliera di parità Simone Wasserer i dati sono scioccanti: "I risultati di questa analisi ci mostrano la realtà: di norma sono gli uomini quelli che ottengono lavori a tempo indeterminato, permangono ancora forti differenze salariali tra uomini e donne, anche in conseguenza della perdurante divisione del lavoro segnata dagli stereotipi. Sono un numero esiguo le donne che rivestono una posizione dirigenziale nelle grandi imprese altoatesine, per non parlare delle ancora poche possibilità riservate al tele-lavoro. Si fa ancora fatica ad intravvedere un trend positivo nella direzione delle pari opportunità, mentre si evidenzia una preoccupante stagnazione delle tematica stessa".

Silvia Vogliotti ha, inoltre, posto in evidenza come sia necessario instaurare un "circolo virtuoso" per ribaltare l'attuale situazione: "Se le donne guadagnassero di più secondo la teoria economica sarebbero molto più numerose quelle donne disposte a lavorare fuori casa, con la conseguenza che verrebbero pagati maggiori contributi sociali e tasse allo Stato, che con queste entrate potrebbe finanziare nuovi posti di lavoro nei servizi di cura e nei lavori domestici, che sono proprio i servizi che le lavoratrici comprerebbero sul libero mercato. Ma anche sarebbe favorito l'aumento dei congedi parentali richiesti dai padri".

Resta pertanto ancora molto da fare ed è opportuno individuare nuove soluzioni per ottenere una vera parità tra uomini e donne. A tal fine, come è stato convenuto, è opportunot un ulteriroe sviluppo delle problematiche occupazionali in un'ottica di genere tenendo presente come il lavoro femminile costituisca una risorsa preziosa da valorizzare ulteriormente.

Ulteriori informazioni sullo studio:

Istituto promozione dei lavoratori AFI-IPL
Via Canonico Michael Gamper 1 - Bolzano,
tel. 0471 418831/32
http://www.afi-ipl.org/
silvia.vogliotti@afi-ipl.org
info@afi-ipl.org
facebook.com/afi.ipl

 

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