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Introdotte limitazioni alla libera circolazione dei lavoratori croati nel mercato del lavoro nazionale

Il direttore della Ripartizione lavoro della provincia, Helmuth Sinn, sottolinea in una nota che l’entrata della Croazia nell’Unione Europea non coincide con la libera circolazione dei lavoratori croati all’interno dell’UE.

Il direttore della Ripartizione lavoro della Provincia, Helmuth Sinn, specifica in un'apposita nota che l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, celebrato il 1° luglio scorso, non coincide con la piena libera circolazione dei lavoratori croati all'interno dell'Unione stessa.

Infatti i Paesi membri dell'Unione possono prevedere delle limitazioni all'accesso al mercato del lavoro in primo luogo per un periodo di due anni e successivamente per altri tre anni. L'Italia ha introdotto questa regolamentazione transitoria che prevede una limitazione dell'accesso al mercato del lavoro nazionale per i lavoratori croati.

Questa limitazione non vale però per quanto riguarda il lavoro stagionale nei settori dell'agricoltura e turistico-alberghiero.

"In base a questa regolamentazione", rileva il direttore Sinn "sono state abolite tutte le procedure di autorizzazione sinora previste per i lavoratori stagionali provenienti dalla Croazia che possono essere quindi assunti in lavori stagionali come i lavoratori locali od i cittadini provenienti da altri stati UE". Analoghe facilitazioni sono previste anche per lavoratori altamente qualificati o per infermieri.

Per tutti gli altri settori, prosegue la nota della Ripartizione lavoro, attualmente non vi sono opportunità di lavoro per lavoratori provenienti dalla Croazia in quanto non sono previsti degli appositi contingenti.

Analoghe misure transitorie che limitano l'occupabilità di lavoratori croati sono state adottate anche da Germania, Austria, Grecia, Slovenia ed altri Paesi dell'Unione Europea.

 

FG