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Rapporto sulla situazione occupazionale nelle imprese con oltre 100 addetti

È stato presentato questa mattina (5 novembre), nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Widmann, il Rapporto sulla situazione occupazionale di uomini e donne in Alto Adige nelle aziende private con più di 100 dipendenti. L’analisi è stata elaborata dall’Istituto per la Promozione dei Lavoratori (IPL/AFI) su incarico della Consigliera di parità della Provincia autonoma di Bolzano.

Il tavolo dei relatori

"Il grado di femminilizzazione di un'impresa non dipende, come ci si potrebbe attendere, dal suo settore di attività o dalle sue dimensioni, bensì dalla sua cultura imprenditoriale e manageriale, nonché da precise scelte in tema di sviluppo del personale attuate internamente all'azienda." è questo uno dei risultati della ricerca posti in evidenza dalla coordinatrice della rilevazione, Silvia Vogliotti, dell'Istituto per la promozione dei lavoratori.

Il "Rapporto biennale 2012/13 sull'occupazione femminile e maschile nelle imprese altoatesine del settore privato con oltre 100 dipendenti", giunto alla sue terza edizione, si pone il principale obiettivo di monitorare la situazione occupazionale di uomini e donne nelle aziende di grandi dimensioni, allo scopo di prevedere misure adatte a ristabilire le pari opportunità sul posto di lavoro.

I dati raccolti sono stati inviati alla Consigliera di parità in formato digitale, e risalgono agli anni 2012 e 2013: si tratta di 128 imprese altoatesine, 66 delle quali occupano fra 100 e 150 dipendenti (51,6%), altre 20 danno lavoro a un numero di dipendenti compreso tra i 150 e i 199 (15,6%), mentre le restanti 42 (32,8%) hanno un numero di lavoratori e lavoratrici superiore alle 200 unità. Il campione rappresenta complessivamente circa il 22% dell'occupazione altoatesina nel settore privato.

I dati offrono un punto di vista piuttosto chiaro e obiettivo sulla situazione, e mostrano come tra le donne e gli uomini, per quanto riguarda la situazione occupazionale, non vi sia parità di trattamento.

"Nonostante il principio sia riconosciuto sia nella Costituzione, sia all'interno di leggi provinciali e regionali" ha sottolineato nel corso del suo intervento l'assessora provinciale al lavoro Martha Stocker "i risultati di questa ricerca dimostrano che, nei fatti, non è ancora stata raggiunta la pari opportunità fra uomini e donne, e che la situazione reale è addirittura peggiore rispetto alle attese.

A livello locale molto è stato fatto per mettere in luce questa diversità di trattamento fra i due generi, ma per raggiungere risultati concreti e positivi è necessario intraprendere un percorso di lungo periodo, accompagnandolo con misure precise e mirate".

Per quanto riguarda le posizioni dirigenziali all'interno delle aziende di grandi dimensioni, dall'indagine emerge che meno del 9% di esse sono occupate da donne, una percentuale che cresce sino al 20% per quanto riguarda i quadri. Un dato, dunque, che conferma come gli uomini siano avvantaggiati nell'andare a coprire ruoli di vertice e decisionali.

Se rimane elevato il numero di donne occupate, bisogna però sottolineare che molte donne lavorano a part-time o con contratti precari, dato che lavorano a tempo determinato il 17,3% delle donne rispetto all'8,4% degli uomini.

"In Alto Adige vi è una tendenza piuttosto chiara" ha spiegato Silvia Vogliotti "riguardante la trasformazione di un contratto precario a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato. La possibilità che ciò accada è molto più elevata per un uomo rispetto ad una donna. Inoltre c'è da sottolineare che la quota di donne con un rapporto di lavoro precario rimane piuttosto costante nel tempo, e ciò viene confermato anche dai dati riguardanti i meccanismi di ingresso nel mondo del lavoro: il numero delle donne che entrano nel mondo del lavoro con un contratto precario è molto elevato. Sembra che le donne rimangano quindi "intrappolate" nel precariato" conferma Vogliotti.

Questa posizione di oggettivo svantaggio viene confermata anche dalla forbice retributiva tra uomini e donne. La differenza media tra la retribuzione femminile e quella maschile è del 17,3%, differenza che è pari al 15,0% per operai, apprendisti e personale amministrativo, scende al 13,6% per le posizioni intermedie, e s'impenna sino al 27,8% per quanto riguarda le posizioni dirigenziali.

In complesso il Rapporto sulla situazione occupazionale di uomini e donne nelle aziende di grandi dimensioni in Provincia di Bolzano, mostra chiaramente che c'è ancora molto da fare per raggiungere la parità di trattamento, ma lascia intravedere qualche spiraglio di uscita. In maniera particolare nel passaggio in cui si sottolinea come le donne che occupano posizioni dirigenziali lo facciano principalmente in settori non tipicamente femminili ed in aziende dove non è preponderante la presenza di lavoratrici donne.

"Dal punto di vista legislativo" ha commentato la Consigliera di parità Michela Morandini "sono stati compiuti molti passi in avanti, ma restano ancora tante le diseguaglianze da riequilibrare. Questo obiettivo può essere raggiunto non tanto con nuove norme di legge, quanto lavorando su strutture e atteggiamenti ormai consolidati nel tempo. Le aziende non possono più permettersi il lusso di rinunciare alle competenze delle donne, e vanno quindi concretamente attuati dei modelli alternativi di lavoro, anche per quanto riguarda tempi e orari di lavoro".

Il presidente dell'IPL Toni Serafini ha quindi sottolineando che "ci troviamo anche in Alto Adige in una situazione economica complicata, con molte aziende in difficoltà. Per questo motivo è ancora più importante monitorare con estrema attenzione lo sviluppo della carriera professionale e la situazione retributiva delle donne nel settore privato. La crisi ha colpito tante persone, tra cui molte donne, che spesso nelle aziende hanno una posizione di oggettiva debolezza rispetto agli uomini".

 

Per ulteriori informazioni:

silvia.vogliotti@afi-ipl.org

consiglieradiparita@provincia.bz.it

FG

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