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Libri proibiti per Johann Dominicus di Wolkenstein

Archivio Toggenburg, n. 750

L’11 giugno 1665 i sette membri del Sant’Uffizio a Roma, tra cui i cardinali Francesco Barberini e Marzio Ginetti, sottoscrissero un’autorizzazione che accordava a Johann Dominicus conte di Wolkenstein-Trostburg (1620–1675), capitano della contea principesca del Tirolo, il permesso di leggere le opere di Charles Dumoulin e Nicolò Macchiavelli per un periodo di cinque anni. Entrambi gli autori comparivano all’interno del cosiddetto Indice, l’elenco delle pubblicazioni e degli autori proibiti redatto dalla Chiesa cattolica e la cui lettura, considerata alla stregua di un peccato, poteva essere punita in casi estremi con la scomunica. Non è un caso che l’Indice e l’Inquisizione romana (Congregazione dell’Indice), che ne era responsabile, furono istituiti nel secondo quarto del XVI secolo, quando la Riforma si propagò in modo quasi incontrollato, soprattutto nel mondo di lingua tedesca, grazie alla diffusione di massa di scritti a stampa dal contenuto “eretico” e critico nei confronti della Chiesa. Al suo interno non furono inseriti soltanto gli autori che sostennero la Riforma bensì anche gli scrittori cattolici che avevano opinioni dissenzienti, così come tutte le traduzioni della Bibbia in lingue volgari, la cui lettura a opera dei laici era considerata pericolosa. Charles Dumoulin (1500–1566), noto giurista francese, era stato messo all’Indice e oggetto per lunghi anni di ostilità a causa delle pesanti critiche agli abusi operati dalla Chiesa cattolica nel concedere dispense e conferire benefici. Le opere del filosofo di Stato Nicolò Macchiavelli (1469–1527) furono messe all’Indice già nel 1559 e quindi ripetutamente condannate, mentre da altri considerate opere fondamentali circa la natura del governo. L’autorizzazione alla lettura di entrambi questi autori veniva rilasciata apparentemente soltanto raramente, il che rende ancora più interessante il fatto che fosse stata accordata per cinque anni a Johann Dominicus di Wolkenstein sia per la sua funzione di capitano sia in virtù della sua impeccabile reputazione. Il numero dei libri vietati dalla Chiesa cattolica crebbe nel corso dei secoli fino a comprendere circa 6000 opere e l’Indice, rimasto in vigore per oltre quattrocento anni, fu ufficialmente abolito soltanto nel 1966 risp. 1967.

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