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Da vigneto a quartiere residenziale

Lo sviluppo dell’edilizia agevolata in Alto Adige e come le nuove competenze e un architetto di grido trasformarono il quartiere di Aslago

Modello del complesso residenziale di Aslago progettato da Othmar Barth (archivio Othmar Barth, n. 1395/26)

Il 13 settembre 1973, ad Aslago presso Bolzano si svolse la cerimonia della posa della prima pietra di un grande complesso residenziale cooperativo. Il progetto, inizialmente più volte bocciato, poté ora essere realizzato – ad appena un anno e mezzo dall’entrata in vigore del secondo Statuto d’autonomia – con il sostegno e sotto la supervisione dell’Istituto per l’edilizia abitativa agevolata. Cosa era cambiato in quel lasso di tempo nell’ambito dell’edilizia popolare?


Gli alloggi sociali come strumento politico

Già nel 1922 fu costruito a Bolzano un primo edificio residenziale per i dipendenti pubblici, progettato da Clemens Holzmeister; negli anni successivi l’edilizia popolare in Alto Adige fu un importante strumento della politica di assimilazione fascista. Sorsero così, ad esempio, il “Borgo Vittoria” a Sinigo e a Bolzano il cosiddetto quartiere Semirurali per gli operai della zona industriale del capoluogo. L’”Istituto per le case economiche e popolari di Bolzano”, fondato nel 1934 da diversi enti, fu trasformato in un’istituzione statale nel 1937 e anche dopo il 1945 rimase in gran parte sotto il controllo dello Stato, sebbene il primo Statuto d’autonomia del 1948 avesse attribuito alla Provincia di Bolzano la competenza esclusiva in materia di edilizia popolare.


Il problema dei rioptanti

Per le migliaia di rimpatriati sudtirolesi che l’Italia temporeggiava a riaccogliere e per i quali la disponibilità di alloggi era quasi nulla, la Provincia, dopo il 1949, dovette far fronte in tempi molto brevi all’edificazione dei cosiddetti complessi residenziali per rioptanti; due di essi sorsero a Bolzano a partire dalla metà degli anni ‘50, quello di Aslago fu progettato dall’ architetto Helmut Maurer dall’allora giovane architetto Othmar Barth. Il fatto che le autorità centrali progettassero altre 5.000 unità abitative popolari, destinate principalmente a immigrati di lingua italiana, fu una delle cause alla base della grande manifestazione organizzata a Castel Firmiano nel novembre 1957, dove migliaia di sudtirolesi chiesero a gran voce maggior autodeterminazione.


Nuove competenze e boom edilizio

Il secondo Statuto d’autonomia diede alla Provincia di Bolzano nuovi ampi margini di manovra. Nell’ambito della riforma dell’edilizia abitativa, l’Istituto per le case economiche e popolari di Bolzano fu rinominato nell’agosto 1972 in Istituto per l’edilizia abitativa agevolata; rientrano tra le sue competenze la costruzione, l’acquisto, la ristrutturazione e la locazione di alloggi per persone socialmente svantaggiate, l’assegnazione degli spazi abitativi avviene sulla base della proporzionalità etnica. In concomitanza con la ripresa economica, a partire dagli anni ’70 in tutto il territorio provinciale furono costruiti complessi residenziali su iniziativa diretta dell’Istituto per l’edilizia abitativa agevolata o ad opera di cooperative edilizie da esso finanziariamente sostenute.


Il “nuovo” complesso residenziale ad Aslago

Tra il 1973 e il 1984, il progetto dell’Opera edile S. Albuino – basato sui disegni di Othmar Barth – cambiò profondamente il volto del quartiere, un tempo rurale, sito ai piedi di Castel Flavon. In due lotti sorsero tre file di case con 199 appartamenti, una gran parte dei quali strutturati con la zona giorno e la zona notte poste su due piani diversi. Contemporaneamente furono edificati anche la chiesa di Santa Gertrude con l’annesso centro parrocchiale e una scuola materna. Il complesso residenziale che con i suoi alti edifici, ben visibili anche da lontano, si estende sulla collina con molti spazi verdi è ormai diventato un simbolo di Aslago.

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