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Glück auf! Lustro e declino delle miniere in Alto Adige

Le miniere del Tirolo ebbero il loro periodo d’oro nel tardo medioevo. In Alto Adige l’estrazione mineraria dal sottosuolo visse una nuova fase di espansione dopo l’annessione all’Italia. Nel 1976 fu istituito l’Ufficio minerario provinciale. Ben presto tuttavia quasi tutte le industrie estrattive sotterranee chiusero i battenti. Ancora significativo invece il valore economico dell’attività mineraria di superficie nelle cave.

1) I ripetuti incidenti nelle miniere non accadevano soltanto nei cunicoli sotterranei a causa del grisù o del crollo delle gallerie, bensì anche nelle attività in superficie a causa di frane. (Ufficio innovazione industriale, n. 59)

Il periodo di massimo splendore nel tardo medioevo 

In Tirolo l’economia estrattiva visse il proprio periodo di massimo splendore soprattutto con la miniera d’argento di Schwaz dal tardo medioevo fin sul finire del XVI secolo. L’importanza economica, allora attribuita all’attività mineraria da parte dei principi territoriali, può essere ben compresa considerando la presenza di un foro privilegiato destinato ai minatori presso i tribunali minerari. I principali distretti minerari nel territorio dell’odierno Alto Adige giacevano sopra Chiusa presso il cosiddetto Pfundererberg (Monte Fondi) a Villandro, a Colle Isarco e sul Monteneve, nelle zone attorno a Terlano e a Nalles così come in Valle Aurina. L’ultimo grande incremento delle attività estrattive sotterranee si ebbe dopo l’annessione dell’Alto Adige al Regno d’Italia, sempre più orientato all’autarchia economica. Nel 1927 fu quindi promulgata una nuova legge mineraria nazionale. Dopo l’approvazione dello Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige nel 1948 la Regione poté amministrare direttamente l’attività estrattiva attraverso l’Ufficio minerario di Trento.


L’istituzione delle autorità provinciali

Attraverso il secondo Statuto d’autonomia (1972) la Provincia di Bolzano ottenne anche la competenza legislativa primaria nell’ambito delle miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere. Mentre la Provincia si adoperava inizialmente inutilmente per ottenere i pacchetti azionari delle società minerarie e termali detenuti dallo Stato (Miniera Monteneve, Fluormine presso Nova Ponente, Acque minerali radioattive di Merano), nel 1973 le competenze delle autorità minerarie regionali furono suddivise tra Trento e Bolzano. Soltanto nel 1976 avviò la propria attività l’Ufficio minerario provinciale, – questa l’iniziale denominazione – le cui competenze furono trasferite nel 1993 all’Ufficio innovazione industriale in seguito alla riorganizzazione strutturale dell’Amministrazione provinciale. Nel 1978 fu emanata un’apposita legge mineraria provinciale.


Lo sviluppo economico post 1972

Nel corso degli anni Sessanta la redditività dell’attività estrattiva sotterranea nelle cave in mano ai privati raggiunse i propri limiti, la stessa sorte toccò negli anni Settanta alle cave gestite dalle autorità statali. Da un lato crebbero infatti i costi di produzione e le spese per l’estrazione e la sicurezza sul lavoro, dall’altro si esaurirono determinate risorse del suolo e diminuirono i prezzi delle materie prime. Così, ad esempio, la società Lasa Marmo fu costretta a ridurre drasticamente il proprio personale, la Miniera-Magnesit a Solda, la miniera di rame a Predoi così come la miniera a Monteneve dovettero cessare l’attività una dopo l’altra nel corso degli anni Settanta, fino a giungere una manciata di anni dopo alla dismissione definitiva. Soltanto pochissime miniere sotterranee sopravvissero alla crisi economica dell’inizio degli anni Ottanta, così ad esempio la miniera in Vallarsa presso Nova Ponente, mentre le cave di pietra, come l’azienda Grünig attiva nell’estrazione della quarzite d’argento in Val di Vizze, della quarzite cristallo a Fundres, del serpentino a Dun e del marmo bianco a Marebbe, e le cave di ghiaia, materiale irrinunciabile per l’attività edilizia, prosperarono economicamente grazie alla domanda di mercato e alla modernizzazione dell’attività estrattiva. Inoltre, offrivano alla popolazione residente in zone (montuose) spesso fuori mano un posto di lavoro poco distante e in un settore diverso rispetto alle tradizionali possibilità di impiego in ambito agricolo e turistico.

Museo Provinciale Miniere

Attualmente il Museo Provinciale Miniere, eretto sulla base della competenza legislativa primaria e strutturato su quattro sedi (Monteneve, Ridanna, Predoi e Cadipietra) diffonde la conoscenza di un ramo economico così importante per l’intero Tirolo storico.

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