PROGETTO  MIDA

 
   Provincia Autonoma di Bolzano  - Alto  Adige
   Ripartizione 21 - Formazione professionale in lingua italiana
 
    Struttura

 

 

Il progetto MIDA si presenta come un programma operativo di orientamento rivolto all’alunno e suddiviso in tre ambiti fondamentali:
1) Esplorazione da parte del soggetto del mondo del lavoro;
2) Aiuto, fornito al soggetto, nell’individuare e/o affinare abilità funzionali all’attività lavorativa;
3) Scoperta di Sé.
Questi tre ambiti guidano il giovane disabile all’elaborazione di Sé realistici e possibili.

Il progetto si suddivide in sette moduli:


• Conoscenza/orientamento allievo tramite bilancio competenze/interessi
• Ricerca aziende;
• Condivisione del percorso formativo – professionale dell’alunno disabile con il gruppo classe di appartenenza;
• Seminari rivolti agli insegnanti delle scuole superiori
• Formazione genitori
• Percorso informatico per l’acquisizione della patente ECDL start
• Stage in azienda

Il bilancio competenze/interessi si caratterizza come un’esplorazione delle risorse e degli interessi degli alunni coinvolti in vista della costruzione di un adeguato e realistico progetto scolastico-formativo-professionale.
Il bilancio competenze/interessi si propone una serie di finalità quali:
• Identificazione di competenze e potenzialità che l’alunno può investire nell’elaborazione/realizzazione di un progetto di autovalutazione, attivazione e scelta;
• Lo sviluppo rispetto a sé di quadri di riferimento socio-culturali appropriati per reggere situazioni di cambiamento e per investire/reinvestire sulla propria progettualità;
• La costruzione di un progetto di autosviluppo professionale.
Il modulo si colloca all’inizio del percorso e si svolge attraverso tre colloqui conoscitivi.

La ricerca aziende è la fase che si colloca subito dopo quella definita di orientamento/conoscenza allievo.
La scelta dell’azienda è il risultato dell’esplorazione delle risorse e degli interessi degli alunni coinvolti nel progetto formativo. Infatti dopo aver svolto i colloqui individuali, nei quali emergono le potenzialità e risorse personali dell’alunno, si passa ad individuare i contenuti e gli obiettivi dello stage.
Il progetto formativo è tenuto a dimostrare una forte coerenza ed integrazione con i risultati ottenuti dai colloqui conoscitivi e di orientamento e quindi con il profilo psicologico dell’allievo: la mancanza di affinità tra le competenze e le potenzialità dell’alunno e le attività progettate per lo stage comporterebbe svantaggi sia per l’azienda ospitante l’alunno, che perderebbe il suo tempo, sia per l’allievo stesso che vivrebbe un’esperienza fortemente demotivante e frustrante.

La condivisione del percorso formativo vuole centrarsi sul singolo e sul gruppo classe in cui è inserito l’alunno disabile e sul relativo rapporto dialogico tra il singolo e il gruppo.
Affinché gli alunni facenti parte del gruppo classe possano riuscire a capire la finalità del percorso formativo intrapreso dal compagno disabile è importante che essi abbiano chiari gli elementi cardine della proposta formativa costituita da “cultura del lavoro”, “esperienza orientativa”, “valorizzazione della persona”.
In tale logica l’orientamento alla classe è un processo fondamentale per far capire che l’alunno coinvolto nel progetto è il vero soggetto che assume un ruolo attivo e compie tentativi di “governo autonomo” dei momenti significativi della propria vita.

La “formazione insegnanti” sotto forma di seminari tematici condotti da esperti del settore, vuole avere l’obiettivo di garantire una maggiore sensibilizzazione, dimestichezza, competenza e conoscenza nel settore dell’inserimento lavorativo dei ragazzi con disabilità. Di fondamentale importanza a questo riguardo sono gli aspetti normativi, legislativi, giuridici, tecnici la cui conoscenza rappresenta la base prima per qualunque intervento pedagogico e didattico.
Tutto ciò diventa fondamentale per parlare di “progetto di vita” nel quale si inserisce la dimensione dell’essere adulto con i vari ruoli sociali.

Il progetto prevede lo sviluppo di competenze di base nell’ambito dell’informatica. Risulta di fondamentale importanza infatti che i ragazzi coinvolti nel progetto possano acquisire una sufficiente padronanza nell’utilizzo del PC al fine di saper utilizzare i programmi di base negli ambienti di lavoro che richiederanno l’uso dei mezzi informatici.
Il modulo di informatica è un percorso che prevede la certificazione intermedia ECDL CORE LEVEL START in ambiente Microsoft Windows XP. E’ un percorso di base che fa riferimento a 4 moduli contenuti nel Syllabus della ECDL CORE LEVEL PROGRAM e precisamente ai moduli 2, 3, 4 e 7:
2. Esplora risorse per gestire il file system;
3. Microsoft Word
4. Microsoft Excel
7. Internet Explorer; Microsoft Outlook Express

La finalità dello stage è quella di voler offrire agli alunni la possibilità di osservare , apprendere, comunicare in un ambiente nuovo e diverso da quello scolastico. Anche se a carattere orientativo lo stage offre la possibilità ai soggetti interessati di sperimentare e confrontare tra di loro diverse situazioni di apprendimento per poi ricomprenderle ed integrarle in un quadro più ampio; è quindi fondamentale che le attività di questo modulo siano avviate solo in seguito alla esplicitazione, e piena condivisione da parte dell’allievo, degli obiettivi formativi-orientativi del percorso intrapreso.

Per quanto riguarda lo sviluppo degli allievi le finalità dello stage sono:
• Finalità di comprensione;
• Finalità di orientamento;
• Finalità di applicazione.

Lo stage di comprensione si propone come obiettivo quello di fornire agli alunni le informazioni necessarie per facilitare il suo inserimento in azienda. Gli elementi principali esplorati in questa fase sono:
• Modalità dei rapporti con i colleghi;
• Tipi di relazione in ambito gerarchico;
• Rispetto delle procedure e dei tempi;
• Continuità dell’impegno;
• Ordine e pulizia.

La finalità di orientamento si propone invece di far acquisire le informazioni necessarie per operare scelte lavorative consapevoli; la molteplicità degli stage che gli allievi sono invitati a compiere nel corso della durata del progetto formativo si rivelano necessarie affinché possano sperimentarsi per comprendere meglio le proprie inclinazioni. Le principali predisposizioni che i ragazzi mettono alla prova sono:
• Lavoro in gruppo o individuale;
• Buona manualità;
• Creatività o esecuzione;
• Obiettivi diversificati o di routine.

La finalità applicativa permette di verificare quanto le abilità e le conoscenze che gli allievi apprendono durante i loro iter scolastici intrapresi sino a quel momento siano valide e sufficienti durante l’applicazione professionale. Gli scopi principali sono :
• Verificare quanto l’allievo padroneggi e sappia applicare le proprie conoscenze in situazione operativa;
• Individuare le aree di miglioramento della preparazione;
• Ridefinire i programmi e le modalità di insegnamento;
• Rinforzare le motivazioni dell’allievo



FORMAZIONE - GENITORI

Il lavoro con i genitori autentico punto di forza del progetto MIDA si traduce in un percorso di sostegno al processo di crescita e di benessere delle famiglie, perseguendo alcune macro-finalità che rientrano in una logica concertativa e circolare (nella quale i genitori sono coinvolti sin dall’inizio della progettazione) e che tende alla creazione di reti di rapporti in cui ciascuno è partner dell’altro, in una prospettiva di integrazione delle competenze e delle risorse.
• Rafforzare l’autonomia e le competenze dei genitori (empowerment) perché siano in grado di individuare, riconoscere ed utilizzare le risorse che già hanno di produrne di nuove per sé e per gli altri, di rintracciare e trasformare le condizioni che creano disagio a sé e agli altri;
• Rendere capaci le famiglie di gestire autonomamente i problemi potenziando ed ampliando le cosiddette abilità di coping, attraverso la ricerca di maggiori livelli possibili di qualità della vita per tutti i membri e di benessere sociale per la comunità nella quale sono inseriti.
Il progetto di intervento con i genitori é contestualizzato in una prospettiva ecologica e competente che intende tutelare i figli rafforzando le famiglie, collocando queste ultime nella loro situazione e nel loro ambiente, coinvolgendole nei processi di aiuto come partner, calibrando l’intervento sulle competenze genitoriali (e non sul pathology o deficit model). Quest’ultimo obiettivo tende al coinvolgimento delle famiglie, particolarmente nei momenti iniziali del progetto di intervento che deve essere come condizione di efficacia, profondamente negoziato e condiviso: solo così infatti il progetto può rispondere ai bisogni di crescita e di sviluppo della famiglia.
1. Sensibilizzare i genitori alla relazione educativa con i figli attraverso:
- il potenziamento delle capacità speculative e lungimiranti su di sé e sulle proprie azioni;
- l’aumento della consapevolezza sui propri modi di agire per allargare la gamma delle possibilità di azione e uscire da eventuali schemi rigidi di comportamento;
- la comprensione della differenza tra comportamento spontaneo e educativo.
2. Universalizzare i problemi e le situazioni permettendone:
- la condivisione (emotivo-cognitiva)
- l’analisi
- la problematizzazione
- la rielaborazione e la riflessione partecipata
3. favorire e consolidare nuove pratiche educative che si possono concretizzare anche in situazioni altamente problematiche o di disabilità che facilitano:
- la comunicazione nella famiglia
- il fronteggiare e risolvere conflitti
- l’espressione dei sentimenti
- la capacità di entrare in empatia con i figli
4. rafforzare la fiducia dei genitori in se stessi in quanto sostenitori e tutori dello sviluppo dei figli, promuovendo atteggiamenti educativi che facilitino i processi di crescita e di ingresso nel mondo degli adulti dei figli disabili, soprattutto riguardo:
- all’immaginario e alla progettualità nei quali si delinea il territorio esistenziale e emancipativo dei figli
- al lavoro come fondamento dell’identità adulta
- al percorso integrato relativo ad apprendere un lavoro e apprendere a lavorare.
La scuola e i servizi dovrebbero essere quindi in grado di canalizzare in senso produttivo queste energie, facendo diventare la famiglia una risorsa importante per l’integrazione sociale del figlio. Va da sé quindi che un intervento di supporto alla famiglia quale la “formazione dei genitori” può diventare un supporto prezioso di qualunque intervento di prevenzione primaria.

I livelli su cui si articola questo intervento di formazione dei genitori sono tre:
1. Informativo e di sensibilizzazione: l’accento è posto sull’apprendimento cognitivo di conoscenze nuove che si realizza all’interno di una situazione mediata simbolicamente (l’incontro all’interno di un’ aula con la presenza di un facilitatore), che permette l’esplicitarsi della motivazione (si tratta di genitori con figli disabili, di genitori con figli che frequentano la scuola dei coetanei con disabilità…) l’apprendimento della cognizione (i nuovi contenuti) la riflessione (personale e partecipata).
2. di approfondimento e autoeducativo: si tratta di un percorso più circoscritto e mirato, indirizzato ai genitori dei ragazzi che partecipano al progetto MIDA e che, recuperando le sollecitazioni offerte nei primi incontri, tende ad ampliarle e ad approfondirle (si tratta di un lavoro che allarga le competenze ma che nel contempo, ne analizza dettagliatamente alcune…). E’ un lavoro prevalentemente autoeducativo perché ciascun genitore è impegnato in un percorso finalizzato alla crescita personale e a quella della propria famiglia.
3. eteroeducativo: poiché si intendono coinvolgere altre famiglie di adolescenti disabili, oltre a quelle già coinvolte durante la scorsa edizione, l’obiettivo è quello di far nascere nei genitori che hanno già percorso i primi due livelli (informativo e di sensibilizzazione, di approfondimento e autoeducativo) il desiderio di comunicare e di partecipare ad altri genitori l’esperienza svolta.
L’accento posto in questi termini sulla famiglia e l’importanza che viene attribuita ad essa sullo sviluppo e la crescita del figlio disabile mette in luce una serie di obiettivi:

Il primo obiettivo da raggiungere è la conoscenza e la comprensione profonda della famiglia, nei suoi aspetti di difficoltà, di stress e di risorse che sa attivare per il suo adattamento. Anche in questa fase la famiglia va coinvolta attivamente perché non si senta un oggetto di studio e valutazione, ma partecipi ad un processo di autocomprensione;

Un secondo ordine di obiettivi riguarda la formazione dei genitori, soprattutto per quanto riguarda le capacità educative, in cui si possono integrare iniziative rivolte a tutte le famiglie con altre più mirate alle specifiche difficoltà dell’handicap;

Un terzo livello di obiettivi riguarda la partnership su progetti educativi per “lavorare insieme” in modo coordinato e coerente attraverso l’attivazione di canali di comunicazione.

La formazione-genitori è svolta, da due anni a questa parte, dalla prof.ssa Roberta Caldin, docente di Pedagogia Speciale dell’Università di Padova attraverso un ciclo di seminari, centrati sul tema dell’adolescenza, che ha visto il coinvolgimento delle famiglie con figli disabili e non.
Il progetto di intervento con i genitori ha toccato, nelle due edizioni precedenti, tematiche specifiche quali:


“La fatica dell’educare oggi: viaggio possibile in una società narcisistica e distratta”
“L’adulto, educatore responsabile: riflessioni sul ruolo dei genitori”;
“Figli e genitori: accordi e conflitti vecchi come il mondo”
“L’adolescenza: sfida e risorsa della famiglia”
“L’educazione incontra la disabilità: un futuro carico di presente”;
“Tra immaginario e realtà: il territorio dei genitori e quello dei figli”
“I percorsi nell’educare: bilanci e prospettive”
“Impariamo a comunicare”
“La comunicazione nella relazione di aiuto”
“Educare e comunicare; intrecci e contrasti”

 

  

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