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Ass. Bizzo: Donne inoccupate riserva di risorse per l'economia. Opportuno aumentare conciliabilità lavoro-famiglia

I dati sull'occupazione femminile in Alto Adige e le prime anticipazioni di dati riferiti allo studio predisposto da Rete Donne Lavoro in collaborazione con l'Istituto di promozione dei lavoratori AFI-IPL e Consigliera di parità, sono stati illustrati dall'assessore provinciale al lavoro e pari opportunità Roberto Bizzo assieme alla consigliera di parità Simone Wasserer, all'autrice dello studio Silvia Vogliotti e ad Elena Morbini, coordinatrice di Rete Donne Lavoro.

Resi noti dati sull'occupazione femminile in Alto Adige e le prime anticipazioni di dati riferiti allo studio predisposto da Rete Donne Lavoro (FOTO: USP/A.Pertl)

Per predisporre lo studio dal titolo "L'occupazione femminile e maschile nelle imprese altoatesine con oltre 100 dipendenti" è stata utilizzata quale fonte di dati per il settore privato la relazione a cadenza biennale fornita alla Consigliera di parità relativa al periodo 2008-2009 da 120 aziende altoatesine di media entità (sulle complessive 130 esistenti); tale relazione è prevista dalla disposizione normativa del Codice sulle Pari Opportunità (art. 46 del decreto legislativo 198/06) che impone alle aziende sia pubbliche che private con oltre 100 dipendenti di redigere dei rapporti biennali sulla situazione del personale per la rilevazione dei dati statistici.

Secondo le prime anticipazioni degli esiti dello studio, come ha riferito Silvia Vogliotti, ricercatrice dell'AFI-IPL autrice della ricerca, a fronte di un elevato grado di occupazione femminile in provincia di Bolzano vi è una bassa presenza di donne nei livelli dirigenziali; se le donne rappresentano il 33 per cento degli occupati (1 su 3), in posizioni dirigenziali sono rappresentate solo al 12 per cento, e nei quadri al 16 per cento. Evidente la differenza nella progressione di carriera. Prendendo in esame la tipologia dei contratti emerge che titolari dei contratti a tempo determinato sono al 20 per cento donne a fronte di solo un 13 per cento di uomini. In sede di trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato su 100 trasformazioni solo 20 si riferiscono a contratti di cui sono titolari donne (2 su 10). A tal riguardo uno degli obiettivi da raggiungere sarà quello di migliorare la qualità del lavoro delle donne, come ha detto Silvia Vogliotti.
Lo studio, come ha detto la Consigliera di parità Simone Wasserer è in fase di completamento e i sui esiti finali saranno illustrati nella completezza nell'autunno 2012. L'indagine, la prima nel suo genere per quanto attiene il settore privato, è stata realizzata nell'ambito del progetto "Gender Pay Gap" la Rete Donne Lavoro in collaborazione con l'Istituto Promozione Lavoratori di Bolzano AFI-IPL e la Consigliera di parità con il supporto della Ripartizione lavoro della Provincia. Confermata in sostanza la situazione di disparità, di precarietà e differenziali salariali di genere.

Come ha detto l'assessore provinciale al lavoro ed alle pari opportunità Roberto Bizzo, "le donne rappresentano una risorsa ed una riserva di risorse, sia quali ammortizzatori sociali nelle famiglie (cura dei figli, di anziani, ecc.) che nel mondo del lavoro. Quella femminile è l'unica area che presenta riserve di inoccupazione in Alto Adige dove si registra la piena occupazione a fronte di solo un 2,7 per cento di disoccupazione. Risulta, infatti, che il 35 per cento delle donne sono inoccupate, dato superiore al totale degli occupati, uomini e donne, con background migratorio."
La fascia maggiormente interessata dal fenomeno inoccupazione, come ha aggiunto Silvia Vogliotti, è quella compresa fra i 30 ed i 39 anni, periodo in cui molte donne spesso con elevata preparazione professionale escono dal mondo del lavoro dopo la nascita del primo o secondo figlio. Solo nel 2011 sono state 626 le donne ad abbandonare il posto di lavoro dopo la nascita dei figli.
A fronte di un tasso di occupazione femminile attuale del 65 per cento (benché il 40 di esse a part time ed in generale con un differenziale retributivo del 17 per cento rispetto agli uomini) la sfida e la necessità per giungere alla ripresa economica, come ha proseguito l'ass. Bizzo, è incrementare la cociliabilità fra lavoro e vita familiare che produce ricadute positive sul PIL, come ha dimostrato un recente studio.

Come ha ricordato Elena Morbini, coordinatrice di Rete Donna Lavoro, titolare del progetto “Gender Pay Gap”, l'obiettivo del progetto è giungere a dare una risposta integrata al complesso fenomeno dei differenziali retributivi di genere (Gender pay gap), al fine di raggiungere gli obiettivi di genere definiti a livello comunitario e per le pari opportunità fra uomini e donne quale fattore culturale di equità sociale. Il progetto è finanziato dal Fondo sociale europeo FSE.

Tra i molteplici fattori correlati fra di loro che causano i diferenziali retributivi di genere vi è la carente conciliabilità fra lavoro e famiglia e di strutture in supporto della famiglia che portano a minor disponibiolità temporale delle donne  con conseguenza impossibilità di ottenere bonus e benefits, la segregazione orizzontale delle donne in settori lavorativi sottopagati anche causa ai percorsi formativi fatti loro seguire secondo stereotipi tradizionali, nonché la segregazione verticale che, in presenza di condizioni di studio e preparazione migliori rispetto ai colleghi maschi fanno si che le donne comunque non giungano ai livelli alti, e se vi giungono che non salgano alle posizione di vertice. 
Prendendo quale riferimento le misure indicate dalla Comunità Europea che potrebbero essere adottate per contrastare il divario retributivo tra i sessi (Advisory Committee on Equal Opportunities for Women and Men, 2009), il progetto si articola in quattro fasi e propone quali misure per contrastare il fenomeno lo scambio di buone prassi con partner interregionali e transnazionali; l’analisi di casi aziendali, pubblici e privati; la comparazione di statistiche tra varie amministrazioni; misure di sensibilizzazione indirizzate a ragazze non ancora entrate nel mercato del lavoro al fine di rafforzarne capacità e competenze e la capacità negoziale a tutela della propria professionalità, ed azioni d’informazione dell’opinione pubblica per lottare contro gli stereotipi.
Il potenziamento del sistema d'informazione per genere dei rapporti di lavoro e la sua informatizzazione consentirà il controllo ed il monitoraggio al fine di giungere a dati omogenei per elaborare azioni positive per le pari opportunità.

La vicepresidente della Commissione provinciale per la pari opportunità Franca Toffol ha anticipato alcune iniziative che si concretizzeranno nel 2012. Accanto a quelle per la giornata internazionale della donna di domani, 8 marzo, il 20 aprile 2012 si terrà per la terza volta l'"equal pay day" per sensibilizzare sui differenziali retributivi di genere. La Commissione provinciale per le pari opportunità, come ha ricordato Toffol, fa parte di diritto al Tavolo di lavoro per la predisposizione della nuova legge sulla famiglia. Inoltre, in vista delle prossime elezioni provinciali, sarà avviata una campagna sulla rappresentanza politica femminile al fine di giungere a effettivi cambiamenti del fare politica. Come ha riferito, secondo le stime è necessario che vi sia un 30 per cento di massa critica per avere peso di genere.
Inoltre, è necessario ampliare i collegamenti fra istituzioni sul territorio al fine di creare una vera e propria cultura di genere di base.

SA

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