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Film girati in Alto Adige

Cartolina Luoghi del cinema

Nella Mediateca del Centro Audiovisivi di Bolzano sono a disposizione di tutti i cittadini interessati i film citati nella Guida ai luoghi del cinema in Alto Adige che è stato possibile reperire in DVD. Un invito a scoprire le location dei film girati nella splendida cornice delle Dolomiti, di antichi castelli, paesaggi noti e città.


Rassegna di Film Girati in Alto Adige

Cartolina Luoghi del cinema

 

 

Scarica la brochure della Rassegna dei Film Girati in Alto Adige che ha avuto luogo presso il Centro Trevi e in alcune location originali dove è state girata una parte dei film presentati. 


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La luce azzurra

Das Blaue Licht (La luce azzurra/La bella maledetta) 1932

Regia: Béla Balázs; Leni Riefenstahl  genere: drammatico, b/n, 70’, dialoghi in it.-ted., sottotitoli in tedesco

Nelle notti di luna piena, il Monte Cristallo irradia una meravigliosa luce azzurra che attira a sé i giovani del villaggio. I loro genitori cercano di tenerli in casa, dietro le imposte sbarrate, ma essi vengono trascinati fuori come sonnambuli e muoiono precipitando sulle rocce. Si dice che soltanto Junta, una specie di zingara semiselvaggia, riesca a raggiungere impunemente la luce e viene quindi creduta una strega. I superstiziosi abitanti del villaggio la insultano e le scagliano pietre ogni volta che scende dalla sua baita, posta in alto sui monti. Un giovane pittore viennese, di passaggio in paese, assiste ad una scena del genere e rimane così affascinato da Junta che va a vivere con lei nel suo rifugio sui monti. Una sera essa lo lascia e si arrampica sul Monte Cristallo illuminato dalla luna. Seguendola di nascosto in cima al monte, il pittore scopre che la misteriosa luce azzurra emana da una roccia di cristalli preziosi e ne informa gli abitanti del villaggio che, sotto la sua guida, portano via il tesoro, non più fonte di paura, ma promessa di ricchezza. Junta, scoperta la profanazione della grotta dove si trovavano i cristalli lucenti, affranta dalla disperazione e senza l’aiuto della luce azzurra ad indicarle la strada, si perde e precipita in un burrone. Il pittore, giunto troppo tardi per salvarla, si china sul volto radioso della fanciulla morta.


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Il Decameron

Il Decameron 1971

Regia: Pier Paolo Pasolini   genere: commedia, 110’

Il film racconta alcune novelle tratte da Il Decamerone di Giovanni Boccaccio. Ser Cepperello, ingannando un prete con una falsa confessione, si vede trasformato in Ser Ciappelletto e adorato come santo. Un pittore, allievo di Giotto interpretato dallo stesso Pasolini, alle prese con un affresco, dopo un lavoro quasi ininterrotto termina la propria opera ma poi, di fronte all’impresa compiuta dichiara ai suoi aiutanti con tono sconsolato: “Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?”. Andreuccio si fa derubare di tutti i suoi soldi da una giovane che si finge sua sorellastra, per poi ritrovare la fortuna spogliando dei suoi gioielli la salma di un vescovo. Spacciandosi per sordomuto, Masetto viene accolto in un convento di suore, dalle quali si lascia sedurre, per poi crollare esausto. L’infedele Peronella induce il marito a entrare in una giara, per impedirgli di scoprire il suo amante, al quale subito si concede. Nell’episodio intitolato l’usignolo Ricciardo e Caterina, dopo essersi amati, vengono uniti in matrimonio dai compiaciuti genitori di lei. Lisabetta, alla quale i fratelli hanno ucciso il giovane amante, taglia la testa al cadavere per conservarla in casa sotto una pianta di basilico. Tingoccio torna dall’aldilà per rivelare al timorato Meuccio che fare all’amore non è considerato un peccato. Infine, fingendo di volerla trasformare in cavalla, Don Gianni si gode la moglie di un ingenuo contadino.                                                                                  


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Il deserto dei Tartari

Il deserto dei tartari 1976

Regia: Valerio Zurlini   genere: drammatico / Tratto dal libro "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati

Giovan Battista Drogo, appena ventenne, tenente di fresca nomina, per il suo primo servizio viene inviato, forse per uno sbaglio, alla fortezza Bastiano, baluardo del morente impero austroungarico, posto agli estremi confini orientali, di fronte al cosiddetto deserto dei Tartari. Il capitano Hortiz un giorno ha visto dei nemici subito sfumati nel nulla; lo hanno preso per un visionario. Eppure tutti nel forte attendono con ansia l’arrivo del nemico per vedere realizzati i propri sogni di gloria. Ma il tempo passa inesorabile e l’attesa si fa sempre più snervante e vuota. Lo Stato Maggiore richiama il fanatico maggiore Mattis, responsabile della morte del tenente colonnello von Amerling, e il combattuto colonnello Filimore. Hortiz ottiene il comando in un periodo critico, ma non così a lungo da conoscere il giorno fatale. La fortezza è quasi sguarnita quando passa nelle mani del pazzoide capitano Simeon. Drogo, divenuto comandante in seconda, è ormai conscio dell’imminenza dell’attacco. Il maggiore medico Rovine tenta inutilmente di rimetterlo in sesto dalla malattia che progressivamente lo ha demolito. Spedito in città, Drogo morirà nella carrozza, ancor prima dell’inizio delle ostilità.


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Ma guarda un po' 'sti americani

National Lampoon’s European Vacation (Ma guarda un po’ ‘sti americani) 1985

Regia: Amy Heckerling genere: commedia, 103’

La famiglia Griswald partecipa al gioco a premi “Grufolo e Gruzzolo” e vince, sia pure in maniera discutibile, un viaggio di 15 giorni a Londra, Parigi e Roma. La felicità dei genitori è grande; i figli invece non sono affatto entusiasti, in particolare Audrey che deve lasciare per due settimane il fidanzato Jack, il quale però non sembra altrettanto dispiaciuto. I quattro scombinati membri della famiglia Griswald partono ed ha inizio così una serie interminabile di avventure più o meno divertenti, soprattutto per i malcapitati che si trovano sulla loro strada. Il trattamento che è riservato ai Griswald durante la vacanza, non è così ineccepibile come era stato prospettato loro. Ma questi sono così maldestri, ingenui, fracassoni e balordi che ne combinano di tutti i colori nelle tre capitali. Giusto per gradire fanno una capatina anche in Germania dove, tanto per cambiare, riescono a malapena a salvarsi da un tremendo pestaggio da parte dei cittadini di un caratteristico paesino, costretti però ad abbandonare macchina ed bagagli. A Roma, ultima tappa del viaggio, i nostri eroi sono protagonisti di un’ennesima paradossale disavventura. Dopo un violento litigio tra Clark ed Ellen, la donna viene rapita da un ladro gentiluomo e tutta la famiglia si dà da fare per liberarla, riuscendo nell’impresa e assicurando il colpevole alla giustizia. Finalmente intraprendono il viaggio di ritorno verso casa: la propria città appare ancora più bella!


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Per favore... non mordermi sul collo

The Fearless Vampire Killer (Per favore… non mordermi sul collo!) 1967

Regia: Roman Polanski   genere: commedia, 108’

Il professor Abronsius, famoso vampirologo, ed il suo giovane assistente Alfred si recano nei pressi di un castello della Transilvania, nel quale ha posto la sua base un gruppo di vampiri. Sospinto dalla sua curiosità di scienziato, Abronsius entra nel maniero insieme al fedele Alfred, il quale è intenzionato a portare in salvo una giovane locandiera rapita dal capo dei vampiri, il conte von Krolock. I due però finiscono presto prigionieri del conte, il quale decide di trasformarli a loro volta in vampiri, per aggregarli al suo gruppo. Come è noto infatti, è sufficiente un morso sul collo da parte di una di queste creature, per rimanere irrimediabilmente contagiati ed entrare a far parte del mondo dei “succhiasangue”. Alfred, conscio di questo pericolo, si difende alla meglio dagli attacchi di Herbert von Krolock, figlio del conte il quale si mostra particolarmente attratto dall’assistente di Abronsius. Prima che von Krolock riesca a realizzare il suo vampiresco disegno, Abronsius ed Alfred riescono a fuggire, portando con loro la bella locandiera rapita. Quest’ultima mossa si rivelerà però fatale: la donna era già stata trasformata in vampira dallo stesso conte e in breve finirà col contagiare anche lo sventurato Alfred.


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Morte a Venezia

Morte a Venezia 1971

Regia: Luchino Visconti   genere: drammatico, 135’/ Tratto dal romanzo "Tod in Venedig" di Thomas Mann

Nel 1911, reduce da un periodo di crisi, Gustav von Aschenbach, musicista tedesco cinquantenne, di salute cagionevole e spiritualmente inquieto, giunge da Monaco di Baviera a Venezia, per una solitaria vacanza. Nell’Hotel des Bains, dove trova alloggio, l’artista incontra un giovanetto polacco, Tadzio, che lo colpisce per i suoi lineamente efebici. Il ragazzo, agli occhi di Aschenbach, pare incarnare l’ideale di bellezza eterea, a cui egli ha sempre teso nelle sue creazioni artistiche. Il musicista comincia a seguire Tadzio con lo sguardo, nell’albergo e sulla spiaggia e ne è ambiguamente ricambiato. Tuttavia non giungerà mai a scambiare anche solo una parola col giovane. Reso inquieto da quanto sente maturare dentro di sé, Aschenbach decide di partire immediatamente alla volta di Monaco. Tuttavia un disguido relativo alla spedizione del bagaglio, lo obbliga a rinviare momentaneamente la partenza e a ritornare, non senza una punta di soddisfazione interiore, all’albergo del Lido di Venezia. Egli ha modo di assistere al panico ed alla tragedia che percorre la città lagunare, in preda ad un’epidemia di colera. Tornato all’Hotel des Bains, si reca sulla spiagga, dove incontra ancora una volta Tadzio. Malato e truccato in modo grottesco per coprire i segni dell’età, contempla il giovane nei suoi passatempi di ragazzo, e quando questi pare indicargli un indistinto punto all’orizzonte, Aschenbach muore.


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Uomini & donne, amori & bugie

Uomini & donne, amori & bugie 2003

Regia: Eleonora Giorgi   genere: drammatico, 95’

Roma negli anni Sessanta: Giovanni e Anna si sono sposati govanissimi e in dodici anni hanno avuto cinque figli: Vittorio, Nina, Veronica, Marco, Francesco. Alla già numerosa famigliola si aggiungono pure i quattro nonni, un’anziana prozia e alcuni cani e gatti. Anna, come quasi tutte le donne della sua generazione, ha fatto della dedizione al marito e alla famiglia lo scopo della sua vita, una scelta dettata principalmente dalla società, più che dalla sua volontà. Il marito Giovanni però non è il principe azzurro col quale condividere i sacrifici e le soddisfazioni di una famiglia, ma un uomo determinato e ambizioso più interessato alla sua realizzazione professionale e sociale che ai figli e ai progetti romantici: due obbiettivi e due scelte di vita contrastanti che corrispondono alla frequente contrapposizione di intenti fra uomini e donne. Una vita raccontata attraverso lo sguardo ingenuo, ma attento e sensibile, di Nina, bambina di dieci anni, la seconda dei loro figli. Nina analizza con preoccupazione i rapporti fra i genitori, ma anche quello fra i sessi, testimone di un modo di vivere il ruolo di donna, di moglie e di madre che non condivide. Proprio mentre Nina si affaccia al mondo degli adulti, la sua famiglia va in frantumi a causa di una notizia sconvolgente che ne modifica gli equilibri fino ad allora mantenuti.


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Il figliol prodigo

Der verlorene Sohn (Il figliol prodigo) 1933/34

Regia: Luis Trenker  genere: drammatico, b/n, 102’

Anton, un montanaro bavarese, il quale si offre quale guida ai turisti, fa un giorno la conoscenza di un milionario americano e di sua figlia, e salva quest’ultima nel corso di una drammatica ascensione. I due lo invitano a trasferirsi a New York, dove troverà certamente lavoro. Anton, attratto da quella sorta di miraggio, si decide quindi a lasciare la sua terra ed emigra negli Stati Uniti. A New York, dopo molte fatiche, riesce a trovare la casa del milionario, ma viene a sapere che egli si trova in viaggio insieme alla figlia. Solo, ignaro della lingua e senza alcuno cui potersi rivolgere, Anton vaga per la metropoli estranea ed ostile, soffrendo la fame e la più nera miseria e giungendo fino all’umiliazione del furto d’un pezzo di pane. Anton riesce finalmente a trovare lavoro come inserviente in una sala di pugilato. Nel locale egli rincontra il milionario con la figlia. Quest’ultima, che è sempre grata ad Anton per averle salvato la vita, si offre di sposarlo. Ma egli comprende che il suo mondo è un altro, cede alla nostalgia delle sue montagne e della sua casa e torna in Baviera, dove ritrova, ad attenderlo, la sua fidanzata d’un tempo.


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Il prigioniero della montagna

Flucht in die Dolomiten (Il prigioniero della montagna) 1955

Regia: Luis Trenker  genere: drammatico, 87’

Giovanni Testa vive con la moglie e due figli in un paese sul Garda: ha un cantiere per la costruzione di barche, ma tale attività non gli rende molto. Avendo un debito verso una banca, si reca dal fratello ricco per ottenere un prestito. Enzo rifiuta e i due venuti alle mani brandiscono i coltelli che però subito dopo lasciano cadere. Un certo Sergio, che per la sua partecipazione a loschi traffici pretende da Enzo una certa somma, uscito Giovanni, afferra il coltello che ha gettato e uccide Enzo. Confida poi il suo crimine a Ghezzi, socio dell’ucciso, che gli consiglia di fuggire in montagna. Giovanni viene a sapere che l’uccisore del fratello sì è recato a Penia. Vi si reca anche lui, sperando di poter smascherare il vero assassino. Sotto falso nome conosce Graziella, alla quale confida la propria disavventura. Diventa amico anche di Sergio, del quale ignora il passato, il quale, pensando d’aver perduto a causa sua Graziella, spinto da gelosia, minaccia di denunciarlo. Giovanni decide di fuggire, ma quando apprende che Sergio è caduto durante un’ascensione, s’affretta a recargli il suo aiuto. Prima di morire, Sergio confessa di essere l’assassino di Enzo. Giovanni, sentendo di non poter più vivere lontano dalla famiglia, decide di ritornare al paese. Nel frattempo si scopre la verità sull’uccisione di Enzo. Ritornato a casa, Giovanni potrà quindi vivere tranquillo con sua famiglia.


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Mai + come prima

Mai + come prima 2005

Regia: Giacomo Campiotti   genere: drammatico, 95’

Un gruppo di diciottenni romani, finiti gli esami di maturità, parte per una vacanza in montagna. Nonostante i cinque anni trascorsi insieme, non si conoscono poi così bene. Per varie ragioni decidono di passare insieme questo periodo. Enrico, appassionato di montagna, vuole farla scoprire a Max, il suo migliore amico, spastico, costretto su una sedia a rotelle e dotato di grande intelligenza ed ironia; Lorenzo non vuole andare a Porto Cervo con i genitori; Giulia perché è la fidanzata di Lorenzo e, nonostante odi la montagna, lo segue ugualmente; Martina, perché è segretamente innamorata di Lorenzo; Fava perché è stato bocciato un’altra volta e i genitori per punizione gli hanno negato le chiavi della casa al mare. La scoperta della natura si rivela un’esperienza straordinaria. La bellezza delle Dolomiti trasmette a ciascuno qualcosa di speciale, che dà inizio a un percorso di formazione che dovrà misurarsi con la tragedia. I sei ragazzi, che si sono dati il nome di “guerrieri della luce” perché convinti d’essere invincibili e liberi, scopriranno il dolore e quella solitudine così lontana e incomprensibile dal mondo degli adulti. Niente sarà più come prima e al momento di ritornare in città, saranno persone molto diverse.


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In motocicletta sulle Dolomiti

Mit dem Motorrad über die Wolken (In motocicletta sulle Dolomiti) 1926

Regia: Lothar Rübelt   genere: turistico-sportivo, b/n, sottotitoli in italiano, 47’

Tra i filmati contenuti nella “Guida ai luoghi del cinema”, Mit dem Motorrad über die Wolken è l’unico ad avere un evidente carattere documentario. In questo senso appare una sorta di eccezione rispetto ai film citati. Tuttavia il suo inserimento è giustificato dalla straordinarietà del filmato e dagli spunti di interesse che suscita. Encomiabile lo sforzo sostenuto dal Centro Audiovisivi che, in collaborazione con il Filmarchiv Austria di Vienna, ha curato il suo restauro, ha provveduto a rieditare nuove didascalie e ad arricchirlo con una colonna sonora firmata da Tiziano Popoli. Al di là dei meriti di carattere cinematografico, il filmato evoca dei temi che lo rendono particolarmente interessante. Il primo elemento di rilievo è senza dubbio quello legato alla progressiva conquista della montagna. Se già dalla seconda metà del XIX secolo iniziarono le prime ascensioni e si fondò la pratica alpinistica, nel volgere di pochi decenni le montagne, in particolar modo le Dolomiti, divennero meta di un’intensa affluenza, temerari scalatori, ma anche soggetti meno arditi, che inseguivano altre soddisfazioni: l’atmosfera ed il paesaggio maestoso delle cime, ma anche l’esclusività di una vacanza originale. Da questo punto di vista, le località dolomitiche dell’Alto Adige e del Trentino, territori dell’Impero asburgico fino al 1918, avevano da tempo iniziato una tambureggiante attività pubblicitaria delle mete più rinomate: Merano, il Lago di Garda, San Martino di Castrozza, Cortina e Dobbiaco.


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Ivanhoe

Ivanhoe 1952

Regia: Richard Thorpe   genere: avventura, in lingua originale, 106’ / Tratto da una novella di Walter Scott

Wilfred d’Ivanhoe, cavaliere di origine sassone alla ricerca del re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone disperso nella crociata, viene a sapere che è prigioniero in Austria e in cambio della sua libertà è richiesto un riscatto di 150 mila monete d’argento. In patria il trono di Riccardo nel frattempo è stato usurpato dal fratello, il principe Giovanni Senza Terra. Ivanhoe torna in Inghilterra nel suo castello per trovare il denaro del riscatto. Deve però guardarsi dalle insidie di Giovanni. Al fianco di Ivanhoe si schierano i ribelli di sir Locksley, più noto come Robin Hood, e la comunità ebraica capeggiata dal ricco mercante Isacco. Al torneo di Ashbi il cavaliere vince contro quattro normanni, ma resta ferito e va a farsi curare da Rebecca, la figlia del ricco Isacco. Giovanni non la prende bene e a quel punto decide di fare terra bruciata attorno al cavaliere imprigionando il padre di Ivanhoe, la fidanzata Rowena, Rebecca e il padre di Rebecca. Ivanhoe si propone di salvarla con un giudizio di Dio, combatte contro un cavaliere normanno e viene disarcionato, ma nel frattempo ritorna Riccardo Cuor di Leone.


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Tre soldi nella fontana

Three Coins in the Fountain (Tre soldi nella fontana) 1954

Regia: Jean Negulesco   genere: commedia, 102’ / Da una novella di John H. Secondari

Maria e Anita, impiegate presso un’agenzia americana a Roma, vivono in un elegante appartamento, insieme a Frances, segretaria dello scrittore Shadwell. Maria fa la conoscenza del giovane principe Dino Dessi, che le fa corte; mentre Anita è innamorata di Giorgio, un italiano impiegato presso la stessa agenzia ed è da questo ricambiata nel suo sentimento. Dino, che è un esperto dongiovanni, fa in modo di condurre con sé Maria a Venezia, per una breve gita; ma Frances teme per l’amica e parte con loro. Maria, consigliata da Frances, sa dare a Dino l’impressione di una perfetta, ma in realtà inesistente, identità di gusti e di sentimenti; quando la ragazza gli confessa l’impostura, il giovane principe la pianta. Anche Anita vede la sua vicenda sentimentale interrotta a causa del direttore dell’agenzia, il quale ha rimpoverato la ragazza e licenziato Giorgio. Maria e Anita decidono di ritornare in America. Frances, segretamente innamorata di Shadwell, quando apprende che lo scrittore ha una grave malattia, vorrebbe unirsi a lui, per essergli di conforto, ma l’uomo non accetta il suo sacrificio. Prima di partire per l’America, le tre ragazze si recano alla Fontana di Trevi per gettare un soldo ciascuna nella fontana ed esprimere il proprio desiderio. E qui si compie il prodigio: i tre amati giovani sono dall’altra parte della piazza e muovono verso le innamorate a braccia aperte.


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Ultimo bersaglio

Ultimo bersaglio 1996

Regia: Andrea Frezza   genere: drammatico/thriller, 110’

Il corpo di Simone Basevi, 72 anni, professore universitario, sopravvissuto all’Olocausto, giace a terra nel cortile della sua casa a Venezia. La figlia Micòl, dopo 25 anni di lontananza, torna a Venezia per i funerali e cerca di capire perché suo padre si sia ucciso. Leo Steiner, ebreo ucraino e grande amico di Simone, la aiuta a ricostruire la figura del padre. Micòl scopre che è stato ucciso e che la sua morte dipende da un fatto accaduto venti anni prima. A malincuore Leo fa ascoltare a Micòl la voce del padre che si accusa dell’uccisione di Hans Müller, ex vice comandante del campo di sterminio di Birkenau. Seguendo una traccia, arriva a Merano, dove vive Wolf Kormendi, figlio di Müller, responsabile dell’assassinio di Simone e di altri suoi amici. Micòl sta per ucciderlo, ma interviene Leo Steiner, che la convince a consegnare l’assassino alla giustizia.

 


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