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Nota dell’Ufficio distretti sanitari sulla mostra “L’io consumato. Depressione e società nell’era moderna“

Di seguito riportiamo il testo integrale della presa di posizione diramata oggi dall’Ufficio distretti sanitari in merito alla mostra “L’io consumato. Depressione e società nell’era moderna“ che per alcuni giorni è stata esposta presso l’Ospedale di Bolzano.

La mostra itinerante “L’io consumato“ è un’iniziativa nata nel corso della campagna europea contro la depressione come azione di sensibilizzazione ed è stata realizzata da quattro Ripartizioni provinciali. Dal primo ottobre e per 6 settimane è stata già esposta nei due Ospedali di Bressanone e Brunico.

Obiettivo centrale dell’azione era tematizzare la malattia depressione e le sue conseguenze, cercando di avvicinare il pubblico ad un tema così scottante e diffondendo il messaggio che la depressione è una malattia come tante della nostra società moderna con cui ognuno deve confrontarsi. L’idea originaria che sta dietro a questa iniziativa è consentire il confronto con la malattia depressione attraverso l’arte moderna, un modo di confrontarsi che non è sicuramente usuale e può apparire inconsueto. 

L’arte però riesce anche a veicolare quello che molte parole non sono in grado di esprimere e l’arte moderna più intensamente, perché non abbellisce e non copre. 

L’arte è anche una possibile modalità di espressione con la quale si possono affrontare molti temi sensibili, perché è in grado di diffondere messaggi espliciti. Questi messaggi devono scuotere, devono essere in grado di suscitare discussioni e confronti.  

La scelta di collocare la mostra non nei soliti luoghi deputati all’arte come gallerie d’arte e musei, cioè “luoghi protetti”, ma in luoghi aperti al pubblico di qualsiasi età e condizione sociale e professionale è deliberata, proprio perché anche la depressione stessa può colpire ognuno di noi. Gli Ospedali rappresentano uno di questi luoghi pubblici. I visitatori sono stimolati a fermarsi davanti alle opere d’arte, ad ammirarle, a riflettere su quello che vedono. Questo processo stimola reazioni che hanno lo scopo di facilitare un confronto senza pregiudizi con la tematica proposta.

Purtroppo si è taciuto per anni e decenni sulla depressione e su altri disturbi psichici. Non è mai stato un tema di discussione, le persone che ne soffrivano si ritiravano in solitudine, i parenti non sapevano come confrontarsi con la sofferenza.  

Il risultato è stato l’emarginazione, la stigmatizzazione, la difficoltà di approccio, i pregiudizi, la malattia è diventata un tabù, deresponsabilizzando anche la società.  

Da anni in Alto Adige, tramite diverse iniziative, gli amministratori ed i tecnici responsabili cercano di contrastare questo sviluppo. Si tengono manifestazioni allo scopo di sensibilizzare ed informare.  

Ci si chiede ora perché presso l’Ospedale di Bolzano questa iniziativa è impattata su incomprensioni, dopo essere stata esposta negli Ospedali di Bressanone e Brunico. La mostra a Bolzano nel frattempo è stata smontata. È davvero un peccato che nella nostra società apparentemente aperta e moderna non sia possibile il confronto.

L’arte e le sue diverse forme di espressione non si limitano a mostrare panorami idilliaci, nature morte e rappresentazioni estetiche, l’arte deve essere libera di raffigurare “l’insolito” esprimere dolore e sofferenza.  

Ed è proprio questo che sta dietro alle intenzioni dell’iniziativa della mostra itinerante "L'io consumato". 

FG