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Interventi a favore dei minori extracomunitari non accompagnati

Estendere la rete della collaborazione per i progetti avviati in Alto Adige a favore dei minori stranieri non accompagnati, con il coinvolgimento - oltre che di magistratura, questura e servizi sociali - anche dei servizi educativi, pedagogici, psicologici e sanitari: questo l'obiettivo del vertice coordinato dalla Provincia con tutti i soggetti impegnati negli interventi di integrazione sociale dei minori stranieri senza genitori o parenti.

L'incontro, primo nel suo genere per ampiezza di settori rappresentati, si è svolto a Bolzano sotto la regia dell'Ufficio provinciale Famiglia, donna e gioventù, che coordina la delicata questione. Il workshop su minori stranieri non accompagnati, organizzato in collaborazione con l’associazione Volontarius, aveva come obiettivo quello di fornire informazioni esaurienti sia di natura giuridica che operativa (interventi sociopedagogici) per quei ragazzi extracomunitari che arrivano sul territorio italiano senza genitori e privi di ogni accompagnamento. Si tratta di clandestini che però, in quanto minori, non possono essere espulsi (sulla base di una convenzione Onu) e ai quali va invece garantita la necessaria assistenza.

Il vertice è stato il seguito logico delle misure operative che la Giunta provinciale ha avviato già da alcuni anni in questo settore, raggruppate in un Piano provinciale di interventi che prevede due fasi: quella presso il Centro prima accoglienza (15 i posti temporanei disponibili per un massimo di 60 giorni) gestito dalla Volontarius in convenzione con l’Azienda servizi sociali di Bolzano. La seconda fase riguarda l'inserimento dei minori soli in un progetto sul territorio (60 posti suddivisi in famiglie affidatarie, comunità sociopedagogiche, residenze assistite) attraverso gli enti gestori dei servizi sociali delegati, vale a dire le sette Comunità comprensoriali e l’Azienda servizi sociali per Bolzano.

"Era necessario fare il punto della situazione – ha detto Eugenio Bizzotto, direttore dell’Ufficio provinciale Famiglia, donne e gioventù, responsabile del coordinamento centrale – anche a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa Bossi-Fini e per il continuo evolversi del quadro in materia di immigrazione. A livello operativo puntiamo ora da un lato ad offrire momenti formativi per gli operatori sul territorio, che hanno richiesto una ulteriore formazione specifica, e dall'altro ad estendere la rete dei soggetti coinvolti per guadagnare ulteriori risorse nella realizzazione dei futuri progetti."
L'incontro ha verificato la disponibilità a collaborare a tali progetti di integrazione sociale da parte dei vari servizi educativi, pedagogici, psicologici e sanitari, mentre a livello di istituzioni (questura, magistratura, servizi sociali) esiste già un operare comune. Tra i futuri passi: collaborare anche con scuole, centri giovanili, società sportive.

In attesa delle nuove direttive nazionali è stato fatto un bilancio dei risultati in Alto Adige, dove il progetto funziona bene: nel 2002 30 minori stranieri soli sono transitati nel Centro di prima accoglienza mentre 58 sono stati quelli presi in carico dagli enti gestori della seconda fase; 16 di questi hanno concluso il progetto nel 2002 e solo in due casi c’è stato purtroppo un fallimento del progetto. A fine dicembre 2002 le otto comunità comprensoriali avevano in carico ancora 42 minori.

All’incontro hanno partecipato un’ottantina di operatori, tra cui i rappresentanti della magistratura minorile locale (Margit Fliri Sabbatini, presidente del Tribunale dei minori di Bolzano, e Christian Meyer, procuratore della Repubblica presso lo stesso Tribunale) e trentina, del Commissariato del governo, della Questura, dell'Ispettorato del lavoro, di Save the children, una delle massime organizzazioni mondiali a tutela dei minori, e di Ics, una ong che opera a favore dei minori all’estero. L’esperienza a livello territoriale locale è stata illustrata da rappresentanti dell’Azienda servizi sociali, degli educatori del Centro di pronta accoglienza e dei comprensori. Coinvolte anche le Intendenze scolastiche, le Aziende sanitarie con i servizi psicologici, il privato sociale, le forze dell’ordine.

pf