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 H O M E

Caso 1
Gutenberg e la stampa a caratteri mobili
Caso 2
La censura su Internet
Caso 3
I social network
Caso 4
L’opinione pubblica e la nascita dei giornali d’informazione
Tema n.1
Le tecnologie trasformano lentamente conoscenza e la cultura
Tema n.2
Il controllo  del potere sull'informazione
Tema n.3
I diritti individuali e la libertà
Tema n.4
I mezzi tecnici influenzano la partecipazione e la democrazia 
Tema n.5
Le forme della socializzazione: come le persone interagiscono e si scambiamo le idee
Tema n.6
La resistenza all’innovazione



I mezzi tecnici influenzano la partecipazione e la democrazia


Gli sviluppi tecnologici hanno sempre provocato l’aumento delle persone che hanno accesso alle diverse opportunità: i mezzi tecnici sono sempre stati, direttamente o indirettamente, anche degli strumenti che hanno favorito di democrazia. Da poche elite che potevano beneficiare degli strumenti e delle tecniche a disposizione, le scoperte tecnologiche hanno dato origine a fenomeni di massa.  Vedi, ad esempio, il caso dei trasporti e la possibilità che la diffusione degli stessi ha dato alle persone di allargare la propria conoscenza di luoghi e di persone e, in questo modo, di aumentare la libertà di movimento e di conoscere tante più cose. Le innovazioni tecniche sono sempre state portatrici anche di partecipazione e, a conti fatti, di libertà. Tutto questo è avvenuto, anche, per la circolazione delle informazioni, per la possibilità delle persone di far conoscere il proprio pensiero e per conoscere quello di altri.
Dai tempi dei libri scritti a mano, ai libri e ai giornali stampati, le persone hanno sempre potuto comunicare tra di loro; hanno sempre potuto diffondere le proprie idee solo che ai tempi in cui non era tecnicamente facile e veloce produrre gli oggetti della comunicazione (i libri), si comunicava poco, la comunicazione si diffondeva limitatamente e, cosa forse più importante, non tutte le persone potevano avere accesso alle fonti di informazione e, a loro volta, comunicare e far sentire la propria voce. Da una situazione in cui erano pochi a poter comunicare le proprie idee, come ai tempi dei libri scritti a mano, si è passati - con Facebook, Twitter eccc... , ad una comunicazione molto facile ed alla portata di tutti.
Con le prime ed antiquate tecnologie (il libro scritto a mano), comunicare era un'opportunità riservata alle classi dominanti e ricche perché i mezzi per comunicare erano pochi, di  difficile utilizzo, di costo elevato; ora con le tecnologie che tutti conosciamo, è molto facile per tutti comunicare.Paradossalmente, però, le nuove tecnologie rendono anche più facile bloccare la diffusione delle idee. Vedremo come.
In questo progresso per quanto riguarda la comunicazione assistiamo anche ad un altro fenomeno mai visto prima ma che, a  ben vedere, altro non è che il naturale e continuo sviluppo di una tendenza visibile fin dai tempi di Gutenberg: una volta erano pochi coloro che potevano comunicare le proprie idee ed erano sempre pochi quelli che potevano avere accesso alla conoscenza , progressivamente si arrivati al punto in cui non si ha più una netta distinzione tra chi "parla" e chi "ascolta" ma, almeno sul piano teorico,  noi tutti abbiamo le stesse possibilità di ascoltare quanto gli altri hanno da dire e di dire la nostra.


Vediamo queste idee nell'ambito dei casi:

Dal caso 1, Gutenberg e la stampa a caratteri mobili, veniamo a sapere che prima dell’avvento della stampa a caratteri mobili (1450) esistevano in Europa non più di 30.000 libri, ma già cinquant’anni più tardi si contavano 60 stampatori nelle città tedesche e alla metà del Cinquecento, cento anni dopo, erano disponibili più di 9 milioni di volumi, prodotti da più di 1700 tipografie in tutt’Europa. Questi dati sono evidenti indicatori di come la nuova tecnologia abbia enormemente allargato la platea di persone che si possono informare, documentare, costruirsi proprie idee. Sempre nel caso 1, Martin Lutero, definisce il torchio da stampa “un dono divino” in quanto attraverso la produzione quasi di massa di libri, le persone non hanno più bisogno della mediazione delle gerarchie per  gerarchie ecclesiastiche, guadagnando, così, di libertà
Il caso 2 “la censura in internet” ben evidenzia come le autorità cinesi si siano opposte alla libera circolazione delle idee, nel caso specifico attraverso l’uso del motore di ricerca Google, ponendo limiti alle potenzialità offerte dalle tecnologie di rete e di come sia facile censurare la libera espressione del pensiero con il semplice intervento sugli algoritmi di funzionamento del motore di ricerca Google. Censura che causa problemi al limite del comico come evidenzia Gianpaolo Visetti o che viene mistificata (vedi la dichiarazione di portavoce governativa Jang Yu) attraverso dichiarazioni che sostengono l’esatto opposto di quanto è sotto gli occhi di tutti. Il ministro dell'Ufficio informazioni del consiglio di Stato, Wang Chen arriva al punto di attribuire ad internet la colpa del dilagare della pornografia e sostiene che il popolo vada educato e l’opinione pubblica guidata (sempre da internet che, ovviamente, deve essere controllato da chi sa cosa sia giusto e cosa sbagliato). A questa interpretazione del concetto di libertà e del ruolo del governo si oppone Luca Rinaldi, sempre nel caso 2.
Il valore della libertà, proprio per la facilità tecnica con cui può essere limitata ai tempi di internet è sottolineato da Hillary Clinton che arriva a proporre un  codice etico tra stati per preservare la forza di internet come strumento di democrazia e libertà. Ma l’accesso ai mezzi che promuovono la democrazia non stata ben vista dal potere.

Ancora nel caso 1, Gutenberg e la stampa a caratteri mobili, leggiamo che le istituzioni (politiche e religiose) si dimostrano poco favorevoli alla diffusione della stampa poiché la diffusione dei libri viene vista come un pericolo per la loro autorità e, così, in quasi tutti i paesi europei si emanano leggi che controllano l’attività dei tipografi.
Erasmo, caso 1, assume una posizione contraria a quella di Lutero ritenendo che solo alcuni, pochi libri contengano cose degne di essere lette e propugna il ritorno all’interpretazione data dai Padri della Chiesa non riconoscendo alla gente comune non la capacità di giudizio autonoma.
Alla diffusione dei libri grazie alla stampa viene imputato (caso 1, Elisabeth Eisenstein) anche l’aver fomentato la guerra come conseguenza della violenza con cui le idee diverse dovettero essere difese!
Marshall  McLuhan, certamente uno dei  più autorevoli studiosi della comunicazione, nel caso 1, rileva come il transitare dell’informazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa, cioè attraverso un limitato insieme di strumenti attraverso i quali la comunicazione fluisce, consente al potere di controllare in modo più efficace l’informazione stessa se non quando la stessa veniva generata dalle singole, e innumerevoli, persone.
Nel caso 3, , due giornalisti della CNN documentano come nella Rivoluzione Verde iraniana, la rete abbia avuto un ruolo fondamentale per far conoscere tanto all’interno del Paese quanto al di fuori i brogli elettorali ed altri soprusi commessi dal potere in carica. Il potere dei mezzi di comunicazione diffusi, come internet, blog, Twitter, per promuovere la democrazia e la libertà è testimoniato anche dalla violenta repressione messa in atto dal regime contro blogger e  fornitori di servizi di rete.
Nel caso 4, nascita dell’opinione pubblica e dei giornali di informazione, viene descritto come, grazie ai mezzi di informazione, ad esempio i giornali, cominciano a farsi sentire dei  movimenti di opinione che incidono nella realtà anche attraverso il controllo delle attività del governo.
Il punto di vista di d’Alembert rende evidente come la diffusione dei mezzi di informazione ed il loro impatto sull’opinione pubblica ponga la questione dell’onestà di chi fa informazione e mette in guardia contro il pericolo che chi gestisce quegli strumenti di informazione lo faccia in mood libero e non con atteggiamento di cortigiano.
Altri pensatori dell’800 evidenziano un pericolo di segno opposto: che l’opinione pubblica diventi una sorta di “pensiero di massa”, privo di base riflessiva e critica e che diventi un atteggiamento di conformismo, più che di libertà autentica.



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