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Edizione 2017

Fräulein - Una fiaba d'inverno

Copertina20.12.17 ore 16.00

FRÄULEIN - UNA FIABA D’INVERNO 2016, IT, 93 min

Di: Caterina Carone Con: Christian De Sica (Walter Bonelli) Lucia Mascino (Regina) Therese Hämer (Hanna) Irina Wrona (Nina) Andrea Germani (Max) Max Mazzotta (Postino) Jasmin B. Mairhofer (Moglie di Walter)

Titolo originale: FRÄULEIN. UNA FIABA D’INVERNO Scheda film_Mappa concettuale
Regina è proprietaria di un albergo ormai chiuso da anni in un villaggio delle Dolomiti. A quarantun anni, senza marito né figli, scontrosa e sarcastica, Regina è proprio quel che si dice una Fräulein. Nulla sembra cambiare nelle sue monotone giornate, passate ad assistere anziani, giocare a scala quaranta con le amiche, Hanna e Nina, e prendersi cura della sua gallina bianca Marilyn, finché un giorno, dopo l'annuncio radio dell'arrivo della più grande tempesta solare che l’uomo ricordi sulla Terra, un misterioso turista sui sessanta, di nome Walter Bonelli, uomo smarrito e infantile, piomba nella sua vita con la pretesa di soggiornare nell'albergo. Mentre in paese la tempesta solare inizia ad avere i suoi primi effetti, tra blackout, sbalzi di corrente e una crescente sensazione di precarietà che spinge le persone ad assumere comportamenti imprevedibili, l'arrivo del turista nella vita di Regina scatena una tempesta ben più profonda, capace di cambiare radicalmente la sua vita.

Caterina Carone (Ascoli Piceno, 20 giugno 1982)
Sceneggiatrice, regista e operatrice di ripresa si laurea in Scienze della Comunicazione a Bologna (2005), con specializzazione in comunicazione pubblica, sociale e politica. Frequenta la Scuola di documentario ZeLIG di Bolzano (2004-2007) dove si diploma in sviluppo del progetto, produzione e regia. Partecipa al Berlinale Talent Campus con il progetto Le chiavi per il paradiso (2007), vincitore del Premio Kodak per la migliore fotografia al Festival Libero Bizzarri (2008). Il documentario Valentina Postika in attesa di partire (2009) vince il Premio Solinas e Torino Film Festival. Il soggetto della sua opera prima di finzione Fräulein - Una fiaba d'inverno vince il Premio Racconti Script Lab (2012) organizzato da BLS Süditrol Alto Adige Film Commission e viene selezionato dal Nipkow Programm di Berlino per lo sviluppo della sceneggiatura. Inizia le riprese di Fräulein (2015), prodotto da Tempesta con Rai Cinema, con il sostegno di BLS Film Fund & Commission. Attualmente porta avanti i suoi progetti di scrittura e di regia. (Wikipedia, Cinemaitaliano)


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Forza maggiore

Copertina29.11.17 ore 16.00

FORZA MAGGIORE 2014, SVE-FR-NOR-DAN, 118 min

Di: Ruben Östlund Con: Johannes Kuhnke (Tomas) Lisa Loven Kongsli (Ebba) Clara Wettergren (Vera) Vincent Wettergren (Harry) Brady Corbet (Brady) Kristofer Hivju (Mats) Fanni Metelius (Fanny)

Titolo originale: TURIST/FORCE MAJEURE Scheda film_Mappa concettuale
Una famiglia svedese. Tomas, sua moglie Ebba, i loro bambini, gli amici norvegesi. In vacanza per una settimana bianca nelle Alpi francesi. Mentre siedono ai tavoli all’aperto di un ristorante panoramico, una valanga si dirige a grande velocità verso di loro e pare destinata a travolgerli. Mentre la gente fugge terrorizzata e il panico paralizza Ebba e i figli, Tomas reagisce in un modo che sconvolgerà il suo matrimonio e lo obbligherà a fare i conti con se stesso e a lottare duramente per riconquistare il suo ruolo di padre e marito. Dramma relazionale ironico, elegante, geometrico, allegramente disagevole, difficile da ignorare. Fotografia calda e algida allo stesso tempo, perfetto esempio di messa a fuoco emotiva per raccontare una storia dove non è tanto la famiglia oggetto di disgregazione quanto il modello maschile, esposto alle sue fragilità e contraddizioni. La scena in cui Ebba chiede all’autista di scendere dall’autobus è girata sui tornati spettacolari del Passo dello Stelvio. Premio della Giuria a Cannes (Un Certain Regard).

Ruben Östlund (Styrsö/Göteborg, Svezia 13 aprile 1974)
Inizia la sua attività negli anni Novanta come regista di video sportivi (sci e snowboard). Studia alla Scuola di Cinema di Göteborg, presso la quale si laurea nel 2001. È il cofondatore, insieme a Erik Hemmendorff, della casa di produzione Plattform Produktion, che produce i suoi film. Dirige il suo primo lungometraggio non documentaristico, Gitarrmongot (2004). Il film vince il Premio Fipresci alla 27° edizione del Festival di Mosca ed è candidato al Nordic Council Film Prize. Segue De ofrivilliga (o Involuntary) (2008). Il cortometraggio Händelse vid bank (o Indicent by a Bank) (2010) vince l’Orso d’Oro come miglior cortometraggio al Festival di Berlino e il Grand Prix al Tampere Film Festival. Dirige un altro lungometraggio: Play (2011). Vince la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes con il film Forza maggiore (2014) e, a conferma del talento del regista e del suo cinema dell’assurdo, intelligente e rivelatore, la Palma d’oro al Festival di Cannes per The Square (2017). (Wikipedia, MyMovies)


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Woman in Gold

Copertina25.10.17 ore 16.00

WOMAN IN GOLD2015, GB-USA, 110 min

Di: Simon Curtis Con: Helen Mirren (Maria Altmann) Ryan Reynolds (Randy Schönberg) Daniel Brühl (Hubertus Czernin) Katie Holmes (Pam Schönberg) Max Irons (Fritz Altmann) Elizabeth McGovern (Judge Florence Cooper)

Titolo originale: WOMAN IN GOLD Scheda film_Mappa concettuale
Uno dei dipinti più famosi d’Austria, «Ritratto di Adele Bloch-Bauer», di Gustav Klimt, è detenuto dallo stato indebitamente, in seguito al sequestro operato dai nazisti a danni dei legittimi proprietari. Alla fine degli anni ’90 la morte di una delle due sorelle ultime eredi, fa scoprire all’altra l’esistenza di una lotta per riavere il quadro, proprio in coincidenza con la decisione dello stato austriaco di inaugurare una politica di restituzione delle opere d’arte rubate. Determinata a riavere il quadro come forma di risarcimento per tutto quello che lei e la sua famiglia hanno subito, e per chiedere che le venga restituito ciò che era suo, si reca in loco con il giovane avvocato E. Randol Schönberg, e scopre che in realtà lo stato non vuole assolutamente dare via il suo quadro più importante. Parte così una battaglia legale di Davide contro Golia. L’individuazione della più nobile delle cause e il ritratto del più perfido dei nemici (la burocrazia di una nazione che non si cura dei dolori individuali), completano la parabola del film.

Simon Curtis (Londra, 11 marzo 1960)
Regista e produttore cinematografico, Simon Curtis ha iniziato la sua carriera al Royal Court Theatre di Londra come assistente alla regia per Danny Boyle e Max Stafford Clark. Ha un legame professionale molto intenso con la BBC, e da produttore o produttore esecutivo ha curato più di 50 titoli. Le sue regie e produzioni per il cinema e la televisione comprendono Edoardo II (1991) di Derek Jarman con Tilda Swinton e Annie Lennox, La dodicesima notte (1996) di Trevor Nunn con Ben Kingsley e Helena Bonham Carter, The Practice - Professione avvocati (1997), Return to Cranford (2009) con Judi Dench e Imelda Staunton, A Short Stay in Switzerland (2008) con Julie Walters, basato su una storia vera, è stato nominato come Miglior Film drammatico dalla Royal Television Society e dalla British Academy Television. Con My Week With Marilyn (2011) ottiene popolarità anche fuori dal Regno Unito. Seguono Woman in Gold (2015) con Helen Mirren e Daniel Brühl, Addio Christopher Robin (2017). (Wikipedia, Mymovies, IMDb)


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Una fragile armonia

Copertina27.09.17 ore 16.00

UNA FRAGILE ARMONIA 2012, USA, 101 min

Di: Yaron Zilberman Con: Philip Seymour Hoffman (Robert Gelbart) Christopher Walken (Peter Mitchell) Catherine Keener (Juliette Gelbart) Mark Ivanir (Daniel Lerner) Anne Sofie von Otter (Mezzosprano) Nina Lee (Violoncellista)

Titolo originale: A LATE QUARTET Scheda film_Mappa concettuale
Dopo aver raccolto applausi e consensi in tutto il mondo, un celebre quartetto d’archi è inaspettatamente costretto a fare i conti con l'imminente perdita del più anziano dei membri, il violoncellista Peter Mitchell, colpito dalla malattia di Parkinson. Si trovano così a riconsiderare i loro rapporti sul piano professionale e personale. Emozioni represse, rivalità personali e passioni incontrollabili minacciano di fare deragliare anni di amicizia e collaborazione. I protagonisti si perdono comprensibilmente, muovendosi nella vita come nell’Opera 131 di Beethoven, che sono impegnati a preparare per l’anniversario dei loro 25 anni. Come la celebre partitura, il film apre con una fuga che procede e sperimenta la composizione dei parametri (ritmo, melodia, armonia) fino quasi al punto di rottura. Tuttavia, la tenacia e la fermezza professionale di Peter nella guida dei musicisti, insieme alla sua straordinaria umanità, porteranno a raccordare i destini dei personaggi in scena, alla catarsi finale in cui i nodi saranno platealmente sciolti.

Yaron Zilberman (Haifa, Israele, 2 ottobre 1966)
Opera prima di finzione del documentarista Yaron Zilberman, autore di un toccante documentario sulle campionesse di una squadra di nuoto di un club ebraico austriaco degli anni Trenta: Watermarks (2004). Un’opera che mostra le indubbie qualità di Zilberman sia come abile narratore che come autore visivo in grado di ricostruire una vicenda tragica e complessa con intelligenza e raffinatezza espressiva. Il regista israeliano (nato a Haifa e cresciuto a Tel Aviv, vive a New York) ha fatto il salto nel cinema di finzione con A Late Quartet (2012), nel quale viene nuovamente raccontata la vicenda di un gruppo. Questa volta tutto si svolge a New York, non più in ambito sportivo. Protagonisti sono 4 musicisti che formano un quartetto d’archi formidabile: The Fugue. Il film è stato presentato al Festival di Toronto. I brani sono eseguiti dal Brentano String Quartet. Anne Sofie von Otter appare nel ruolo della moglie del violoncellista e canta “Glück das mir verblieb” da un’opera di Erich Wolfgang Korngold. (Wikipedia, IMDb, Cult Frame - Arti Visive)


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F come falso. Verità e menzogna

Copertina

30.08.17 ore 16.00

F COME FALSO. VERITÀ E MENZOGNA 1973, FR-IRN-RFT, 88 min

Di: Orson Welles Con: Orson Welles (Se Stesso) Oja Kodar (La Ragazza) Elmyr de Hory (Sé stesso) Clifford Irving (Sé stesso) Howard Hughes (Repertorio) Peter Bogdanovich (Sé stesso)

Titolo originale: F FOR FAKE/VERITÉS ET MENSONGES Scheda film_Mappa concettuale
In una stazione ferroviaria Orson Welles esegue alcuni trucchi magici e introduce i protagonisti di un’intricata vicenda: Elmyr de Hory, falsario di quadri celebri, Clifford Irving, il suo biografo, autore di una falsa autobiografia di Howard Hughes, Pablo Picasso, la bellissima Kodar e suo nonno, falsario. Inizia così una storia di apparenti verità e di sofisticate bugie in cui Welles mette in gioco se stesso riflettendo con disincanto sul rapporto tra verità e menzogna nell'arte, nel cinema e nella vita. Narrato in forma di saggio cinematografico, con foto, disegni, immagini di repertorio, in particolare lo spezzone di un documentario della BBC dedicato a Elmyr de Hory e la celebre trasmissione radiofonica sull'invasione dei marziani che aveva scatenato fenomeni di isteria collettiva - un evidente falso scambiato per vero - che diede avvio alla sua carriera. In un monologo davanti alla cattedrale di Chartres pone una serie di interrogativi e riflessioni anche sull'estetica e sui critici d'arte. Girato tra Parigi, Beverly Hills, Las Vegas, Ibiza.

George Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, 6 maggio 1915 - Los Angeles, 10 ottobre 1985)
Attore, regista, sceneggiatore, scrittore, drammaturgo, produttore. Considerato uno degli artisti più innovativi del Novecento in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico. Conquistò il successo a 23 anni grazie allo spettacolo radiofonico La Guerra dei Mondi che, leggenda narra, scatenò il panico facendo credere di essere sotto attacco da parte dei marziani. Questo insolito debutto gli fece ottenere un contratto per un film all’anno con la RKO, da realizzare in assoluta libertà artistica. Nonostante questa vantaggiosa clausola, solo uno dei progetti vide la luce: Quarto potere (1941), il suo più grande successo. Una lunga serie di difficoltà lo costrinse a trasferirsi in Europa, dove realizzò le proprie opere finanziandosi soprattutto con apparizioni in film altrui. Fra i molti progetti: Macbeth (1948), Otello (1952), L'infernale Quinlan (1958), Il processo (1962), F come falso (1973) ed altri. Palma d’oro a Cannes nel 1952. Oscar alla carriera nel 1971. Il più grande regista di tutti i tempi nel 2002 (British Film Institute). (Wikipedia, IMDB)


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Gli amanti passeggeri

Copertina26.07.2017 ore 16.00

GLI AMANTI PASSEGGERI 2013, SP, 90 min

Di: Pedro Almodóvar Con: Antonio Banderas (León) Penélope Cruz (Jessica) Antonio de la Torre (Álex Acero) Javier Cámara (Joserra) Pepa Charro (Piluca) Lola Dueñas (Bruna) Paz Vega (Alba) Cecilia Roth (Norma Boss)

Titolo originale: LOS AMANTES PASAJEROS Scheda film_Mappa concettuale
Un guasto tecnico mette in pericolo la vita dei bizzarri passeggeri che viaggiano sul volo 2549 della Compagnia Península da Madrid a Città del Messico. Dopo 90′ quelli in Economy sono tutti addormentati (drogati con ansiolitici), mentre quelli in Business, molto tesi, intuiscono che sta succedendo qualcosa, ma l'equipaggio ha l'ordine di tacere. I piloti fanno il possibile per trovare una soluzione mentre gli assistenti di volo e il responsabile di cabina cercano di mettere da parte le loro vicende personali e si impegnano anima e corpo per garantire il miglior viaggio possibile, in attesa di una soluzione. Ma la vita tra le nuvole è complicata come lo è sulla Terra e sostanzialmente per gli stessi identici motivi: il sesso e la morte. In questa commedia metaforica e morale succede di tutto. Almodóvar recupera il suo strambo umorismo degli anni '80, aggiornandolo con la Spagna del primo 2000. I personaggi non cambiano, rimangono uguali a loro stessi. Da non perdere i titoli di testa. Opus n. 20 di Almodóvar, prodotto dal fratello.

Pedro Almodóvar Caballero (Calzada de Calatrava, 25 settembre 1949)
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, uno dei più acclamati registi spagnoli, rinomato a livello internazionale. A 8 anni si trasferisce con la famiglia dalla Castiglia in Estremadura, dove frequenta il liceo presso un collegio salesiano. A 16 anni si trasferisce a Madrid. Lavora per 12 anni in Telefónica, contemporaneamente si interessa di cinema e teatro d’avanguardia, pubblica fumetti e racconti in riviste undeground. Negli anni ’80 gira i suoi primi lungometraggi. Con Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988) ottiene una lista interminabile di premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Con Tutto su mia madre (2000) vince l’Oscar per il miglior film straniero. La pellicola entra di diritto nella storia del cinema e Pedro diventa un mito. Vince un altro Oscar con Parla con lei (2002) per la miglior sceneggiatura originale. Il successo di pubblico continua con La mala educación (2004) Volver - Tornare (2006) Gli abbracci spezzati (2009) La pelle che abito (2011) Gli amanti passeggeri (2013) Julieta (2016). (Wikipedia, Il Morandini)


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Fino all'ultimo respiro

Copertina28.06.2017 ore 16.00

FINO ALL’ULTIMO RESPIRO 1960, FR, 87 min

Di: Jean-Luc Godard Con: Jean-Paul Belmondo (Michel Poiccard alias László Kovács) Jean Seberg (Patricia Franchini) Daniel Boulanger (Ispettore Vital) Henri-Jacques Huet (Antonio Berruti) Van Doude (Giornalista)

Titolo originale: À BOUT DE SOUFFLE Scheda film_Mappa concettuale
Michel Poiccard ruba un'automobile sportiva e fugge a Parigi dove incontra Patricia, aspirante giornalista di cui si era innamorato. Il rapporto tra i due è di continue discussioni e indecisioni: Michel vorrebbe che lo seguisse in Italia, Patricia tentenna. Nel frattempo la sua foto appare sui giornali con la notizia dell'omicidio commesso durante la fuga. Indeciso tra la fuga e Patricia, ruba un'altra automobile per accompagnarla al suo primo incarico da giornalista. Continua la sua vita spericolata fino all'ultimo respiro rubando soldi e auto, fumando, leggendo France Soir, ispirandosi a Humphrey Bogart. Patricia lo denuncia. Michel è stanco di lottare. Poco dopo, colpito alle spalle, crolla a terra sotto gli occhi della ragazza. La sceneggiatura molto esile, nata da un soggetto di François Truffaut, fu frettolosamente rielaborata per convincere il produttore Georges de Beauregard a finanziare il film. Opera prima di Jean-Luc Godard. Ha reinventato il linguaggio cinematografico. Pietra miliare della Nouvelle Vague.

Jean-Luc Godard (Parigi, 3 dicembre 1930)
Uno dei registi più significativi del cinema. Di origini svizzere, si diploma in etnologia alla Sorbona. Dopo una proficua attività di critico esordisce nel lungometraggio con Fino all'ultimo respiro (1960), film-manifesto in cui si rispecchiano le aspirazioni della sua generazione: un cinema a basso costo sottratto alle regole dello spettacolo. Tra i numerosi film: Questa è la mia vita (1962) Il bandito delle 11 (1965) Due o tre cose che so di lei (1966) Week End - Una donna e un uomo da sabato a domenica (1967) Si salvi chi può (la vita) (1980) Prénom Carmen (1983): Leone d’oro a Venezia, Je vous salue, Marie (1984): Premio della giuria ecumenica a Berlino, Bande à part (1984) Nouvelle Vague (1990) Germania nove zero (1991). Ha riscritto, con un taglio critico, una personale storia del cinema attraverso le immagini con Histoire(s) du cinéma (1998). Più recentemente ha diretto: Éloge de l'amour (2001). Pardo d’onore a Locarno (1995). Premio Oscar alla carriera (2011). Premio della giuria a Cannes per Adieu au langage (2014). (Wikipedia, Enciclopedia del Cinema)


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La pazza gioia

Copertina31.05.2017 ore 16.00

LA PAZZA GIOIA 2016, IT, 118 min

Di: Paolo Virzì Con: Valeria Bruni Tedeschi (Beatrice Morandini Valdirana) Micaela Ramazzotti (Donatella Morelli) Valentina Carnelutti (Fiamma Zampa) Marco Messeri (Floriano Morelli) Anna Galiena (Luciana Brogi Morelli)

Titolo originale: LA PAZZA GIOIA Scheda film_Mappa concettuale
Beatrice Morandini Valdirana è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimità coi potenti della Terra. Donatella Morelli è una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Sono tutte e due ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, entrambi classificate come socialmente pericolose e sottoposte a misure di sicurezza e terapie di recupero. È qui che si incontrano e nasce una imprevedibile amicizia nonostante l'estrema diversità dei loro caratteri. Fino a quando un giorno, approfittando di una falla nell'organizzazione, decidono di prendersi una vacanza e di darsi alla pazza gioia. Una fuga strampalata e toccante nel tumulto della vita, con passione totale, né vittime né matte angelicate, alla ricerca di un po' di felicità in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani. Ironia, buonumore, dramma per un Movie On the Road che guarda al mondo femminile e alla imperfezione del mondo e della natura umana con una sensibilità non usuale.

Paolo Virzì (Livorno, 4 marzo 1964)
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Coltiva sin da piccolo la passione per la letteratura. Tra i suoi scrittori più amati vi sono Mark Twain e Charles Dickens, padri di quel romanzo di formazione che servirà da modello per le sue future sceneggiature. Si diploma al Centro sperimentale di cinematografia. Debutta alla regia con La bella vita (1994) premiato con il David di Donatello come Migliore Regista esordiente. Con questo debutto mette già in mostra il suo talento nel dirigere gli attori, mescolare dramma ed ironia. Esce Ferie d'agosto (1996). Ovosodo (1997) vince il Leone d’Argento. Seguono Baci e abbracci (1999) My name is Tanino (2002). Fonda la casa di produzione Motorino Amaranto (2001). Dirige Caterina va in città (2003) N - Io e Napoleone (2006) Tutta la vita davanti (2008) La prima cosa bella (2009). Tutti i santi giorni (2012) Il capitale umano (2014) La pazza gioia (2016). A luglio sono iniziate le riprese di The Leisure Seeker (2017), protagonisti Donald Sutherland e Helen Mirren. (Wikipedia, MyMovie, Comingsoon)


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Quando la città dorme

Copertina26.04.2017 ore 16.00

QUANDO LA CITTÀ DORME 1956 USA, 110 min

Di: Fritz Lang Con: Dana Andrews (Edward Mobley) Rhoda Fleming (Dorothy Kyne) George Sanders (Mark Loving) Vincent Price (Walter Kyne) Ida Lupino (Mildred Donner)

Titolo originale: WHILE THE CITY SLEEPS Scheda film _ Mappa concettuale
Per le donne di New York la vita non è più sicura da quando una giovane bibliotecaria è stata assassinata. Amos Kyne, proprietario di una catena di giornali, riunisce i capiservizio per discutere dell’omicidio e organizzare la campagna di stampa ma muore improvvisamente lasciando la successione al figlio Walter. Costui cinicamente scatena una competizione fra i suoi collaboratori decidendo che nominerà direttore esecutivo chi troverà l'assassino. Tre sono i possibili candidati: Harry Kritzer, capo dei servizi fotografici. Mark Loving, responsabile della rete televisiva. John Day Griffith, direttore del giornale New York Sentinel. Ma il premio andrà veramente a chi lo merita? Penultimo film americano di Lang al vetriolo, in cui porta la regia a un grado di grande raffinatezza denunciando con sguardo implacabile la slealtà e perfidia che possono dividere anche gli amici nella corsa al successo, la distruzione psichica che provocano i presunti buoni e che rimane impunita. Magistrale ambientazione giornalistica.

Fritz Lang (Vienna, 5 dicembre 1890 - Beverly Hills, 2 agosto 1976)
Regista, sceneggiatore e scrittore austriaco. Uno dei maestri universalmente riconosciuti del cinema. Nato 127 anni fa, prima dell’invenzione dei film di fantascienza e dei film noir, diede un contributo fondamentale alla loro nascita. In 40 anni di attività ha realizzato un’opera imponente. Dal 1919 al 1960 ha girato 15 film muti e 30 sonori. Il British Film Institute definisce 10 suoi film essenziali: Il Dottor Mabuse (1922) I Nibelunghi (1924) M - Il mostro di Düsseldorf (1931) Furia (1936) Sono innocente (1938) La donna del ritratto (1944) Bassa marea (1950) Rancho Notorious (1954) Quando la città dorme (1956) L’alibi era perfetto (1956). Godard gli dedica Il disprezzo (1963) che il 73enne maestro interpreta come attore nella parte di sé stesso. È una dedica al cinema che affronta i grandi temi senza paure o pudore (la morte, il destino, la colpa, il crimine) e offre allo spettatore una lezione severa.  Quando la città dorme (1956) fa parte di quella che è stata definita, insieme a Il grande caldo (1953) e L’alibi era perfetto (1956) la Newspaper’s Trilogy.


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La corrispondenza

Copertina29.03.2017 ore 16.00

LA CORRISPONDENZA 2016, IT, 116 min

Di: Giuseppe Tornatore Con: Jeremy Irons (Prof. Edward Phoerum) Olga Kurylenko (Amy Ryan) Simon Johns (Jason) James Warren (Rick) Shauna MacDonald (Victoria) Oscar Sanders (Nicholas) Paolo Calabresi (Ottavio)

Titolo originale: LA CORRISPONDENZA Scheda film _ Mappa concettuale
Ed Phoerum, maturo e fascinoso professore di astrofisica all’Università di Edimburgo e Amy Ryan, studentessa che si mantiene facendo la controfigura, si amano perdutamente. Ma lui, d’improvviso, sparisce. E quando la comunità scientifica ne annuncia la morte, Amy non si rassegna e nutre mille dubbi sulla sua vera sorte, convinta che è solo un gioco. Lui riappare in forma virtuale comunicando a distanza il calore, la passione, un’attenzione quasi ossessiva, recapitando fiori e messaggi con precisa puntualità. Ordisce una trama complessa affidandosi alla tecnologia per poter ugualmente essere presente, per condurre amorevolmente Amy a guardare in se stessa e a non fuggire dal proprio passato. Come le stelle il cui splendore ci arriva intatto millenni dopo la loro scomparsa, l’amore di Ed resiste nel tempo, sembra proiettarsi verso l’eternità. Una riflessione sui rapporti sempre più pervasivi fra la tecnologia e la nostra sfera più intima, sui grandi enigmi della vita, sull’arte che sfida il tempo e lo spazio e aspira all’eternità.

Giuseppe Tornatore (Bagheria, 27 maggio 1956)
Debutta sul grande schermo con Il camorrista (1986) e vince un Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. L’incontro con il produttore Franco Cristaldi porta alla genesi di Nuovo cinema Paradiso (1988) un successo clamoroso e gli dà notorietà internazionale (Gran Premio della Giuria a Cannes e Oscar per il miglior film straniero). Dirige Stanno tutti bene (1990) interpretato da Mastroianni. In Una pura formalità (1994) compaiono due star, Polanski e Depardieu. Dirige L'uomo delle stelle (1995) con Castellitto nel ruolo di ladro di sogni. La leggenda del pianista sull'oceano (1999) con Tim Roth protagonista e la colonna sonora di Ennio Morricone. Seguono Malèna (2000) La sconosciuta (2006) Baarìa (2009). Nel 2010 riceve la laurea honoris causa, nel 2011 il Premio Federico Fellini per l’eccellenza artistica. La migliore offerta (2013) è un grande successo (6 David di Donatello, 6 Nastri d’Argento, 1 European Film Award). La corrispondenza (2016) conferma un regista brillante che sa farsi amare dal pubblico. (da Wikipedia, Rassegna Stampa Cinematografica)


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La bocca del lupo

Copertina22.02.2017 ore 16.00

LA BOCCA DEL LUPO 2009, IT, 76 min

Di: Pietro Marcello Con: Vincenzo Motta (Enzo) Mary Monaco (Mary)

Titolo originale: LA BOCCA DEL LUPO Scheda film _ Mappa concettuale
Forte e limpido come i colori di Genova, questo film breve, anomalo e originale, ha il potere di riportare il brivido dell’amore tra le macerie di un passato in dismissione. A metà tra documentario e poema visivo, assembla frammenti di rari filmati d’archivio e film di famiglia. Dopo molti anni di carcere Enzo torna a casa. In un ghetto dell'angiporto lo aspetta la compagna di una vita, la transessuale Mary. Hanno un sogno: una casetta in campagna, sopra la città. Al fianco di Enzo, agnellino dall'aspetto di lupo, Mary espone in un lungo monologo-intervista la loro storia. Il film nasce da una proposta della Fondazione San Marcellino, che dal 1945 assiste i senza dimora della città, con l'intento di raccontare il mondo a cui si rivolge. Prodotto dalla Avventurosa di Dario Zonta e dalla Indigo di Nicola Giuliano e Francesca Cima con Rai Cinema, vanta un'eccezionale fotografia in 35 mm dello stesso regista. Il 1° titolo italiano che in 27 anni vince il Torino Film Festival, oltre all'ambito premio Fipresci. David di Donatello per il documentario.

Pietro Marcello (Caserta, 2 luglio 1976)
Studia pittura all’Accademia delle Belle Arti. Debutta con il radiodocumentario Il tempo dei magliari (2002) e i cortometraggi Carta e Scampia (2003). Dopo Il cantiere (2004) che vince l’11ª edizione del Festival Libero Bizzarri, gira La baracca e Grand Bassan (2005). Con Il passaggio della linea (2007), realizzato di notte sui treni espressi che attraversano l’Italia e presentato a Venezia nella Sezione Orizzonti, si fa conoscere a livello internazionale. Grazie anche alla fondazione gesuita San Marcellino di Genova, realizza il suo primo lungometraggio La bocca del lupo (2009), che vince il Torino Film Festival, il Premio Fipresci, il Nastro d’Argento, il David di Donatello per il miglior documentario. Presenta a Venezia due documentari sul cinema: Il silenziono di Pelesian (2011) sul regista d’avanguardia Artavazd Pelešian, evento speciale a Venezia e Marco Bellocchio, Venezia 2011, un breve ritratto del regista piacentino. Presenta il lungometraggio Bella e perduta  (2015) al Festival di Locarno. (Wikipedia, Il Morandini, Cinemaitaliano)


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Dio esiste e vive a Bruxelles

Copertina25.01.2017 ore 16.00

DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES 2015, LUX, 113 min

Di: Jaco Van Dormael Con: Benoît Poelvoorde (Dio) Pili Groyne (Ea, figlia di Dio) Yolande Moreau (Moglie di Dio) Catherine Deneuve (Martine) François Damiens (François) Laura Verlinden (Aurélie)

Titolo originale: DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES Scheda film _ Mappa concettuale
Dio esiste e vive a Bruxelles. Non solo, ha anche una moglie, una figlia ribelle e meglio non parlargli di quel capellone di suo figlio JC, andatosene da casa ormai da tantissimo tempo. È irascibile, bugiardo e dispotico, ha una morale meschina, è uno scrittore cinico, un vero dilettante che passa le giornate a rendere miserabile l’esistenza degli uomini. Dopo l’ennesimo litigio, Ea, sua figlia, decide di scendere tra gli uomini per riscrivere un Nuovo Testamento. Prima di andarsene, però, usa il computer del Padre per inviare a ciascun essere umano un sms con la data della propria morte. Provocherà un caos improvviso e totale, durante il quale tutti cominceranno a pensare cosa fare con i giorni, i mesi e gli anni, che rimangono loro da vivere. Irriverente Black Comedy di un regista dal talento surreale che crea mondi giocosi e colorati, senza mezze misure. Celebrazione dell’uomo e del libero arbitrio che riconsegna il futuro nelle mani delle donne, vera chiave di volta di una rivoluzione umanista.

Jaco Van Dormael (Ixelles, Belgio, 9 febbraio 1957)
Regista, sceneggiatore e drammaturgo belga. Durante la sua carriera ha sviluppato uno stile narrativo e visivo che rende i suoi film riconoscibili dal pubblico di tutto il mondo per la forte componente sperimentalista, le sequenze brillanti e oniriche, il sonoro estremamente suggestivo, la rappresentazione rispettosa e solidale di persone con disabilità mentali e fisiche. Il suo primo film, un racconto per bambini, Maedeli la brèche (1981), vince il Premio per il miglior cortometraggio agli Student Academy Awards. Il suo debutto nel cinema con Toto le héros - Un eroe di fine millennio (1992) è immediatamente un successo di critica e pubblico e vince la Caméra d’Or a Cannes per la miglior opera prima. Per L'ottavo giorno (1996) i suoi attori principali, Daniel Auteuil e Pascal Duquenne, ricevono il Premio per la miglior interpretazione. Mr. Nobody 2009) vince 6 Premi Magritte, tra cui miglior film e miglior regia. Dio esiste e vive a Bruxelles (2015) entra nella short-list di dicembre per la selezione dell’Oscar al miglior film straniero. (da Wikipedia, Mymovies)


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  • 20.12.2017

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